Home Cinema Addio Maestro Ettore Scola, ci siamo tanto amati…

Addio Maestro Ettore Scola, ci siamo tanto amati…

1958

Napoli – L’eterno scontro ideologico tra classi e partiti in un Paese che si avviava al qualunquismo e all’ipocrisia, dimostrando un’attenzione minima a quelli che erano i reali problemi ai quali la popolazione era costretta a far fronte.
Tutto esposto in un cult alla “Ladri di biciclette” di Vittorio De Sica.
Una delle pellicole massime del neorealismo cinematografico si trova ad essere criticata e messa in discussione da chi dovrebbe apprezzarne la cruda realtà, e che invece non fa altro che dimostrare dissenso per il “vero” e tutto ciò che ne consegue, dando dimostrazione di non curanza non solo per gli strati sociali al margine, ma di una volontà ben precisa: curare i propri interessi personali, rifugiandosi in una cultura che servirà solo a fare da scudo e a rendere l’animo più forte senza ma innalzarlo realmente.
E’ in questo contesto, in un cineforum di un paesino di provincia, che si inserisce il pensiero del regista, in uno soltanto dei molteplici spunti di riflessione che offre questo grande pellicola del cinema italiano.
Perchè tanta paura nell’esprimere la propria opinione? Perchè non poter sfruttare al meglio un’occasione di confronto intellettuale e non opportunista cui un’attività come il cineforum può, ma soprattutto “deve” mirare?
Seguire copioni e ideologie stabilite dalla classe al comando non ha mai portato a nulla, solo ad un pensiero retrogrado che non adduce ad altro che ad una situazione di stallo, in questo caso poco rilevante, ma che se estesa ad una classe dirigenziale più imponente, garante di una collettività molto più vasta e spezzettata al suo interno, porterà solo ad una forma di ristrettezza mentale e dirigenziale.
Definito anarchico, a tratti filosofo e utopista, il nostro professore ci apre al confronto e alla riflessione continua della realtà circostante, unica e quantomai utile medicina dell’Animo. Capace non di ostentare, ma di mettere in atto tutto ciò che si è attinto da quei libri studiati. I libri che i più leggono, ma non comprendono fino in fon. E che spesso vengono solo utilizzati per rendere più digeribile un’altra tipologia di cultura: l’intrallazzo.
di Jacopo Menna

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