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Campania ancora in zona gialla, ma i dati non convincono. Al lavoro gli ispettori del ministero.

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Ph. Fabio Sasso/FPA

Speranza conferma la zona gialla per la Campania e invia una task force di sei tecnici del ministero per far luce sui dati riferiti dalla Regione. Intanto la pressione sugli ospedali aumenta. Occorre una decisione rapida.

Dopo una lunga attesa nella giornata di ieri, in cui sembrava certo lo slittamento quantomeno in zona arancione, in tarda serata è arrivata la decisione del ministro della Salute Speranza, che ha confermato la zona gialla per la Campania. Per tutto il giorno, il governatore De Luca, ha smentito l’ipotesi di una revisione delle restrizioni da parte del Governo, ma nel frattempo Speranza ha inviato una task force del ministero per fare chiarezza sui dati riferiti dalla Regione.

Da ieri, sei ispettori accompagnati dai carabinieri del Nas, stanno passando al setaccio i quattro principali presidi ospedalieri della città, Cardarelli, Monaldi, Ospedale del mare e Cotugno, per verificare la congruenza dei numeri forniti sulla diffusione dei contagi e sulla risposta del sistema sanitario in regione e per comprendere se il flusso dei dati sia stato trasmesso correttamente. Annunciato a giorni un dossier sullo stato dell’arte della sanità campana.

Troppa la distanza tra i dati riferiti dai bollettini giornalieri dell’unita’ di crisi e la verità dei fatti. Nell’ultima settimana è raddoppiata la disponibilità di posti letto nelle terapie intensive e nelle degenze ordinarie. Un incremento che ha lasciato perplessi i tecnici del dicastero. Tra i 3.160 posti letto dichiarati, contro i 2.061 occupati, vi sono anche quelli negoziati con le case di cura private e gli ospedali religiosi, ma si tratta di posti letto a bassa intensità di cura, non idonei ad accogliere pazienti in condizioni gravi. Per le terapie intensive, i dati riferiscono 590 posti disponibili di cui 193 occupati, ma mancano anestesisti e rianimatori.

E torniamo quindi all’adeguatezza di dati riferiti. Non basta la conta dei letti, ma occorre tutto il resto, presidi, macchinari, personale medico, infermieristico, oltre a condizioni sanitarie idonee per poter contare su una “postazione letto” e riferirla come tale. Altrimenti, si tratta di potenzialità che non devono rientrare in quei numeretti che fanno la differenza per l’assegnazione del rischio.

Anche dall’Istituto Superiore di Sanità si dicono seriamente preoccupati per la situazione campana tanto che, Silvio Brusaferro, presidente dell’ISS, dichiara: “per la Campania sarebbe opportuno anticipare misure più restrittive”.

Il problema è che il meccanismo che fa scattare un colore piuttosto che un altro, assegnando il grado di rischio alle regioni, si basa su 21 indicatori, i cui pesi sono ignoti o variabili e mal si prestano a descrivere la tenuta di un sistema sanitario.

In ogni caso, preso atto che il meccanismo messo in piedi si è dimostrato fallato, cosa aspetta Speranza a decidere? Intanto il contagio corre e la pressione sugli ospedali aumenta.

Seppur in presenza di decisioni impopolari che nessuno vorrebbe dover prendere, in cui si intrecciano interessi di natura diversa, occorre l’esercizio di una leadership forte. In un momento così delicato, la politica deve poter dimostrare coraggio e fare delle scelte difficili. Deve fare da bussola e orientare i cittadini, mostrando loro una visone alternativa. Si è, invece, deciso di abdicare alla logica dei numeri che fa da paravento a scelte poco coraggiose.

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