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Il bacio tra Fedez e Rosa Chemical: l’attivismo LGBTQ può creare nuovi stereotipi a causa dello show?

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SANREMO – Il fuoco del dibattito sul Festival di Sanremo fra qualche giorno si spegnerà, ma per il momento la polemica sul bacio queer tra Rosa Chemical e Fedez è più vivace che mai. Diverse testate lo hanno etichettato come “il bacio shock”. Diversi opinionista hanno giudicato più inopportuna la simulazione dell’atto sessuale tra il cantante e l’ospite, una simulazione indubbiamente volgare. Ma è ancora legittimato parlare di scandalo e scalpore? Sono anni in fondo che la TV e lo stesso Festival propone baci fra persone dello stesso sesso, da Roberto Benigni e Pippo Baudo ad Achille Lauro e Boss Doms. Nulla di nuovo. Tutto abbastanza prevedibile.

Ovviamente negli ultimi anni questi fantomatici “baci shock” non sono semplici burle, ma sono carichi di attivismo per la rivendicazione dei diritti delle minoranze. Legittimo. Eppure sorge la domanda: il bacio queer tra Rosa Chemical e Fedez sostiene davvero la causa che sposa? È davvero un gesto di lotta a sostegno della comunità LGBTQ o si riduce tutto a un eccentrico spettacolo per far parlare di sé? Si indica la luna e lo sguardo cade sul dito: è facilissimo cadere nel tranello.

Inoltre non si corre anche il pericolo di perpetuare degli stereotipi sul mondo LGBTQ in cui non tutti coloro che ne fanno parte hanno piacere di rivedersi? Soprattutto quando spesso questi stereotipi vengono poi alimentati da persone etero che si prestano per “fare lo show”? C’è differenza tra la macchietta dell’italiano con i baffoni alla Super Mario che parla gesticolando con una pizza in mano e lo stereotipo del pansessuale non binario necessariamente vestito con abiti colorati ed estrosi?

A pensarci il miglior servizio di attivismo a favore della comunità LGBT lo offre piuttosto “Un posto al sole”, la nota soap-opera in onda ogni sera su RaiTre. Al centro del ciclone anch’essa, di recente propone una storyline sulla storia tra Sasà e Castrese: un amore omosessuale senza stereotipi o macchiette. Per il resto il mondo artistico è sempre stato sopra le righe e libero, in tutti gli ambiti, ed è giusto così. Validissima anche la lotta contro gli stereotipi di genere e la mascolinità tossica. Però il rischio di alimentare altri cliché e inciampare in una sorta di cortocircuito sono innegabilmente un rischio sempre dietro l’angolo.

Di Valentina Mazzella 

 

 

 

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