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di Aurelia Lux Veritas

Nel silenzio solenne del Tempio, la Cena Mistica del 18° grado non è una semplice liturgia: è un atto simbolico, un passaggio dell’anima attraverso i veli del tempo e dello spirito.

Sedersi a questa tavola è come varcare la soglia tra l’oscurità e la luce. Il pane spezzato è la materia redenta, il corpo che accetta la sua finitudine per risorgere nel senso. Il vino versato è il sangue dell’esperienza, la memoria del dolore trasformata in consapevolezza.

Fratelli e Sorelle,

In silenzio e in spirito d’ascolto, accostiamoci alla Tavola sacra, dove la Croce accoglie la Rosa, e il Mistero si rivela a chi sa vedere con il cuore.

Oggi non celebriamo un passato, ma rendiamo vivo un eterno presente: il Cristo Iniziatico siede con noi, non come maestro distante, ma come fuoco che arde nel petto di chi cerca la Luce.

Spezziamo il pane della materia, versiamo il vino dell’anima: che questi siano per noi segni di trasformazione, semi di resurrezione, ricordo del sacrificio e promessa di rinascita.

Che la Croce non sia per noi soltanto simbolo di dolore, ma albero della vita, scala per il cielo, punto d’incontro tra ciò che è basso e ciò che è alto.

Che la Rosa fiorisca in silenzio al centro del nostro essere, e ci ricordi che solo attraverso l’Amore la Verità si svela, solo nella Fraternità l’Uomo si redime.

In questa Cena Mistica, che ogni gesto sia consapevole, che ogni parola sia sacra, che ogni sguardo sia specchio di Luce. Così sia.

I commensali, Fratelli e Compagni nel viaggio, non celebrano un dio lontano, ma la scintilla divina in ognuno, quel fuoco sacro che il Rito invita a riconoscere, custodire, alimentare. Ogni gesto — il calice sollevato, la parola condivisa, il silenzio rispettato — è un segno, un simbolo, un’invocazione al mistero che ci unisce e ci trascende.

Il grado di Principe Rosa Croce è il tempio dell’anima che si dischiude, e la Cena Mistica è il suo sacrario. Qui non si mangia per nutrire il corpo, ma per ricordare all’anima la sua origine eterna.

È il momento in cui la dualità si ricompone, l’uomo diventa ponte tra terra e cielo, tra il piombo e l’oro. E nella comunione del simbolo, trova sé stesso.

La Cena Mistica del Principe Rosa+Croce non è una cena nel senso profano del termine: è un rito iniziatico, un’opera alchemica in atto, una rievocazione della morte e resurrezione del Verbo. In essa, l’anima si confronta con il Mistero del Sacrificio e della Luce.

Ogni elemento sulla tavola è simbolo trasmutato:

Il pane è la materia prima, la prima materia degli alchimisti, grezza ma ricca di potenzialità spirituali;

Il vino rosso è il fuoco interiore, lo spirito solare, il sangue universale che purifica e unisce;

Le sette candele sono i pianeti interiori, i passaggi dell’Opera, da Saturno (piombo) a Sole (oro), dall’ignoranza alla piena coscienza del Sé.

Il rito stesso è una forma di coagulatio spirituale, in cui il Fratello si raccoglie nel silenzio del Tempio e riunisce i frammenti dell’Io, dissolti dalla vita profana. L’anima compie una Solve et Coagula esistenziale: scioglie l’orgoglio, coagula la compassione.

Nel condividere il pane e il vino, si accoglie la Luce Iniziatica che si fa carne, non più solo come dogma, ma come esperienza vissuta. Il 18° grado, cuore del Rito, è la Rosa che sboccia sulla Croce del mondo: bellezza nella sofferenza, elevazione nella caduta.

La Cena Mistica è infine memoria del Tempio interiore, là dove l’Uomo e il Divino si toccano, dove la dualità si scioglie nel fuoco dell’Amore Iniziatico. È la mensa di coloro che, attraverso la morte dell’ego, partecipano al banchetto dell’eternità.

Nella Cena Mistica del 18° grado, il Cristo non è solo figura storica o religiosa, ma archetipo universale: è la scintilla divina nell’uomo, il Logos interiore che soffre, muore e risorge in ogni cuore che sceglie la Via.

Il Cristo Iniziatico non chiede venerazione esterna, ma imitazione interiore. Il suo calice, passato di mano in mano durante il rito, è il richiamo a “bere fino in fondo” la coppa della trasformazione, ad attraversare il dolore con la certezza che dopo la notte, sorge sempre il giorno.

Il Fratello Rosa+Croce che partecipa alla Cena Mistica non solo commemora: vive, interiormente, il dramma cosmico del bene e del male, per scegliere, infine, la Luce. In lui fiorisce la Rosa, simbolo dell’amore, al centro della Croce, simbolo del sacrificio.

Salutiamoci così:

Fratelli e Sorelle della Luce,

Abbiamo condiviso il pane e il silenzio, il vino e la Parola. Abbiamo riunito le nostre mani e i nostri pensieri attorno al simbolo, e in esso ci siamo riconosciuti: pellegrini di verità, figli della Croce, custodi della Rosa.

Ora lasciamo questa Tavola, ma non lasciamo ciò che abbiamo risvegliato in noi. Che la fiamma che arde nel cuore del 18° grado continui a illuminare i nostri passi, nei templi e nel mondo profano.

Ricordiamo: l’Uomo nuovo non nasce dal giudizio, ma dalla comprensione. Non dalla forza, ma dal sacrificio. Non dalla solitudine, ma dalla Fratellanza.

Così, usciti da questa Cena, camminiamo nella vita come testimoni silenziosi del Mistero, umili servitori dell’Ideale, portatori di una Luce che non è nostra, ma ci attraversa.

E quando il dubbio, l’ombra o il dolore ci visiteranno, ricordiamo questa Cena: che la Croce che portiamo sia sempre fiorita di una Rosa. Così sia.

 

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