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Il pilota di Formula1

1991

Napoli – Ci sono quelli che si ostinano a voler dare ufficialità, che spendono una cosa di soldi per la catenella quando la “catenella” dovrebbe essere una sola. 
Chi affonda per un anello col brillante, chi non sa che schizzi sulla tazza e vuole andare a convivere prima che lo schizzo sia stato avvistato. 
I più teneri ma irrecuperabili sono i trentenni rimasti a piedi durante il decennio precedente. Loro e tutta l’ansia che si portano dietro. 
Ostentano tranquillità perchè alla loro età qualche sconfitta l’hanno gestita già. Ma poi soffrono dannatamente la loro solitudine amorosa. 
Di notte, mentre aprono il frigorifero per lo smaltimento delle tossine della vodka, quando forse dovrebbero smaltire tutti gli scarti ai quali hanno stretto la mano nel locale.
”Piacere Peppe”, “ciao, io sono Arturo”, ma alla fine ti guardano solo le tette. 
Poi ci sono quelli come me, che sbagliando non le cacano proprio e continuano a presentarsi come Geppino. Ma questa è un’altra cosa, ci devo lavorare. 
Insomma, è sempre alle tette che vogliamo arrivare. 
Ci alleniamo a slacciare il reggipetto di nostra madre in settimana per non fare brutta figura quando ne troviamo uno. O meglio, una che respiri alla quale slacciarlo per davvero.
Da sfidanzato mi capita spesso di analizzare i casi in questione, che si sommano spesso a quelli ben più complessi dei fidanzati scontenti. 
A quelli che non ce la fanno più ma continuano a tirare avanti perchè c’è l’anello. Che continuano a idolatrare una cosa materiale quando l’Amore materia non lo è. 
Amate la cosa sbagliata: una cosa. E manco ve ne accorgete.
A chi non vive l’amore come il primo giorno, ma continua a campare della fine, dico che tutti vorremmo volare sui viali alberati dei primi tempi. 
Stenderci di notte sulle panchine a guardare i palazzi con lo stesso entusiasmo e la follia di una notte passata in un tram per le vie del centro, perchè il centro del Mondo, lì, in quel momento, eravamo solo noi due. 
Quelle notti che ti innamori e manco te ne accorgi.

Ora. C’è chi quella magia riesce a conservarla più a lungo, in rari casi chi la conserva per sempre ma il più delle volte finisce per spegnersi.

Non vi preoccupate, sono cose destinate a succedere.

Come un pilota di Formula1 che ad un certo punto si mette a correre i gran premi su una Cinquecento. Lo so, è deprimente.

Puoi studiare gestione d’impresa e non gestire mai quella amorosa.

Credere di gestirla e non capire che in realtà continua a ribellarsi alla Statistica.

In una società piena di distrazioni in cui ci sono troppe catenelle, sono poche le persone che si concentrano da sole sul percorso, troppe quelle che continuano a voler salire sulle Ferrari e poche quelle che si siedono alla fermata ad aspettare.

State tranquilli, alla Ferrari ci si arriva per gradi.

Si sale al comando, ma poi se si entra ai box non bisogna disperare.

E’ il percorso che fa la differenza.

Quello che una fermata alla volta, ha contribuito a rendervi l’uno l’eroe dell’altro.

Non bisogna fargliene una colpa perchè come un film, l’Amore riesce solo se lo ricorderai tra dieci anni.

Con gli stessi occhi al cielo, disincantati sul tram della prima volta.

di Jacopo Menna

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