RECENSIONE — Dopo tanti anni di messa in onda, ieri si è conclusa ufficialmente la trasmissione della quarta stagione de “L’amica geniale”, la serieTV RAI di maggiore successo internazionale dal 2019 ad oggi. La tetralogia era già stata vista da molti fan in streaming sulla piattaforma di RaiPlay dove è, ad ogni modo, ancora possibile recuperare i dieci episodi dell’ultima stagione.
Il titolo dell’ultimo capitolo de “L’amica geniale” è “Storia della bambina perduta”. Sempre tratto dagli squisiti romanzi di Elena Ferrante che ha esplorato il complesso rapporto di amicizia tra due donne, Elena e Lila. Nei nuovi episodi il tempo incalza e gli eventi raccontati sono ambientati negli Ottanta e fino al presente. I personaggi che abbiamo visto crescere in questa stagione evolvono in un contesto sociale e politico in fermento.
Rispetto alle stagioni precedenti abbiamo diversi cambiamenti importanti. Innanzitutto non più la regia di Saverio Costanzo. I nuovi episodi sono diretti da Laura Bispuri con una bellissima fotografia e un magistrale montaggio con cui la serie consegna un eccezionale passaggio di testimone dal vecchio al nuovo cast.
Margherita Mazzucco (Elena) e Gaia Girace (Lila), per quanto straordinarie, non potevano interpretare due donne adulte e di mezz’età quali sarebbero diventati i loro personaggi nella quarta stagione. Sono pertanto state sostituite rispettivamente da Alba Rohrwacher e Irene Maiorino. Il primo nome non è stato una sorpresa. Alba è stata per anni la voce narrante de “L’amica geniale”, la voce di Elena. Pertanto, sebbene la sua performance non sembra sovrapporsi perfettamente con quella di Margherita Mazzucco, la sua scelta appare in ogni caso accettabile.
Meravigliosa rivelazione è stata, invece, Irene Maiorino che, in maniera lampante, ha studiato minuziosamente la precedente interpretazione di Gaia Girace. Mimica, inflessione della voce, atteggiamenti: tutto in lei fa credere al pubblico che sia Lila autenticamente, come se avessimo atteso di vedere Gaia crescere. Un po’ meno convincente la scelta del resto del cast. Il talento di ciascun attore resta indiscusso. Come la notevole interpretazione di Fabrizio Gifuni nei panni del nuovo Nino Serratore, capace di portare sul piccolo schermo la natura viscida del personaggio. Eppure anagraficamente appare troppo adulto per prestare il volto a un Nino che dovrebbe avere, nei primi episodi, una quarantina di anni.
L’unico personaggio che non ha cambiato volto è stato Pasquale Peluso, interpretato da Eduardo Scarpetta. Cercando una ragione che spieghi questa scelta, un’interpretazione papabile è sottintendere che, metaforicamente, solo chi non smette di inseguire i propri ideali non invecchia mai. Pasquale in fondo resta integro, fedele ai propri valori. Si può non condividere le sue idee, ma resta indubbio constatare che sia tra pochi a non esser sceso a patti con la vita.
“Storia della bambina perduta” ha, come le stagioni precedenti, toccato tante tematiche. Ogni episodio costringe il pubblico a interrogarsi, a riflettere nell’intimo e sulle dinamiche della società in cui viviamo. La tetralogia è terminata. Salutiamo già con nostalgia un grande fenomeno letterario e televisivo.
Resta in ciascuno una domanda: ma alla fine chi tra Elena e Lila chi è veramente l’amica geniale del titolo? Le scuole di pensiero sono due. La prima sostiene che probabilmente tra le due la vera amica geniale sia innegabilmente Lila: è lei la mente brillante, fuori dagli schemi che non ha bisogno di libri per essere sempre un passo in avanti. La seconda tesi spezza una lancia in favore di Elena: le due protagonisti in realtà si sono sempre influenzate reciprocamente e la stessa Lila priva stima incondizionata nei confronti di Elena. Non è in fondo scorretto pensare che Elena e Lila siano, tutto sommato, l’una l’amica geniale dell’altra.
Di Valentina Mazzella