Home Economia Moretta, nuova strategia per la programmazione europea su ricerca e innovazione

Moretta, nuova strategia per la programmazione europea su ricerca e innovazione

Lo ha detto il presidente dei commercialisti di Napoli presentando l’evento che si terrà domani dalle ore 9,00 a piazza dei Martiri

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NAPOLI – “Il Programma Quadro per la Ricerca e l’Innovazione 2014-20 (denominato Horizon 2020), ha un budget di quasi 80 miliardi di euro e rappresenta, per entità di risorse a disposizione, il più grande programma al mondo a sostegno della ricerca e dell’innovazione nonché l’elemento portante per costruire l’Unione dell’Innovazione prevista dalla Strategia Europa 2020”.

Lo ha detto Vincenzo Moretta, presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Napoli presentando il forum “Nuova programmazione europea 2021-2027, crediti d’imposta per la formazione, la ricerca e lo sviluppo” che si terrà domani, venerdì 10 maggio 2019 nella sala conferenze di piazza dei Martiri, 30.

“La strategia richiede un innalzamento degli investimenti in Ricerca e Sviluppo fino al 3% del PIL dell’Unione Europea – ha aggiunti Moretta – , tuttavia l’obiettivo italiano è stato fissato all’1,53% e ancora non è stato raggiunto. Pertanto, importante è il ruolo dei consulenti nello stimolare e nel fare emergere l’attività di ricerca che le imprese realizzano anche in vista del raggiungimento degli obiettivi prefissati”.

Il Parlamento Europeo ha approvato recentemente una relazione di rilevante importanza soprattutto per il Sud Italia”, ha evidenziato Andrea Cozzolino, vicepresidente della Commissione per lo sviluppo regionale a Strasburgo. “E’ previsto uno stanziamento di 272 miliardi di euro per lo sviluppo regionale tra il 2021 e il 2027. Il nostro paese ha ottenuto più risorse. In tutto 38,6 miliardi di euro, vale a dire 2,4 miliardi in più per politiche di investimento sui territori. Il tutto nonostante un taglio complessivo del 10%. E’ superfluo – ha aggiunto l’europarlamentare – sottolineare l’importanza del ruolo dei consulenti che con professionalità sono in grado di assicurare il loro miglior utilizzo”.

“Investire in ricerca significa, per l’Italia, scegliere di giocare da protagonista nello scenario globale e definire l’aspetto del Paese nei prossimi decenni. Sulla base di ciò – ha sottolineato Concetta Riccio, consigliere delegato dell’Odcec di Napoli – sono stati definiti sei programmi di ricerca quali l’internazionalizzazione, il capitale umano, le infrastrutture di ricerca, la collaborazione pubblico-privato, il mezzogiorno e l’efficienza e la qualità della spesa. In particolare, il PNR riconosce nella ricerca industriale uno dei principali fattori di crescita economica in grado di assicurare una maggiore competitività delle imprese italiane grazie allo sviluppo del contenuto tecnologico dei prodotti e dei processi”.

Secondo Monica Palumbo, presidente della Commissione di studio agevolazioni finanziarie nazionali e regionali “all’’inizio del 21° secolo, in Italia gli investimenti nella ricerca sono inferiori alla media europea (1,11% contro il 2% circa dell’Ue). Il Mezzogiorno è il fanalino di coda nella ricerca in Italia: nel Sud d’Italia si svolge circa l’8% dell’attività di ricerca totale, contro il quasi 76% del Nord ed il restante del Centro. È interessante notare come i privati investono in R&S più del pubblico solo in 3 regioni (Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta)”.

“Il nostro standard di vita futuro dipende dalla nostra capacità di stimolare l’innovazione di prodotti, servizi, processi e modelli aziendali e sociali”.

“La trasformazione digitale, dopo aver radicalmente modificato il modo di operare delle imprese, sta perfezionando i metodi formativi del personale. Non basta essere bravi costruttori di macchine utensili  – ha sostenuto – , è necessario saper individuare pezzi di competenze, presenti in altri nodi del sistema, riutilizzarli e trovare applicazioni innovativ”.

“Il capitale umano, infatti, valorizzato all’interno di progetti che mettono le persone al centro, diventa un vero e proprio asset strategico e migliora la competitività e le performance aziendali”.

Per Maria Cristina Gagliardi (vicepresidente commissione di studio agevolazioni finanziarie nazionali e regionali): “il credito d’imposta formazione 4.0 va inquadrato nell’ambito delle altre misure agevolative previste dal piano nazionale 4.0 volto ad accompagnare il processo di trasformazione tecnologico e digitale delle imprese. Introdotto dalla legge di bilancio 2018 mira a favorire le imprese che investono nella formazione del personale dipendente nel settore delle ‘tecnologie abilitati’. La legge di bilancio 2019 ha prorogato di un anno l’agevolazione ed ha effettuato alcune rimodulazioni del credito secondo le dimensioni dell’impresa”.

“L’industria 4.0, non è semplicemente un elenco di tecnologie innovative da impiegare nelle imprese italiane – ha spiegato Francesco Castagna, responsabile sportello Impresa 4.0 OIN e docente di strategia e imprenditorialità della Federico II, ma piuttosto una nuova vision in cui la corretta conoscenza e gestione delle informazioni aumenterà la competitività e l’efficienza, interconnettendo ogni risorsa (dati, persone e macchinari) nella cosiddetta value chain”.

Mario Vitali (coordinatore del comitato permanente Agevolazioni industriali) haricordato che “il recente decreto legge 30 aprile 2019, n. 34 (cosiddetto DL crescita), non sembra supportare sufficientemente gli investimenti in ricerca e sviluppo, che come è noto potrebbero essere veramente il traino per la crescita del paese. Infatti, sarebbe stato importante: rendere permanente lo strumento del credito di imposta alla R&S, incentivando anche la cosiddetta quota volumetrica relativa alla media delle spese in ricerca e sviluppo tecnologico sostenute nel periodo di riferimento, così da sostenere in particolare settori industriali che richiedono in maniera strutturale di spendere in R&S elevate quote percentuali del fatturato annuale, continuare ad alimentare per il Mise nuovi Bandi e nuovi Accordi con i necessari fondi, fondamentali per la crescita tecnologica e scientifica del nostro sistema Paese, inteso sia come PMI, sia come Grandi Imprese, sia anche come Ricerca pubblica nel senso più ampio e cioè Università e Enti pubblici di Ricerca, definire una procedura per il Miur che consenta di sbloccare le numerose erogazioni a valere sui vari bandi/cluster, evitando che risultino inutilizzate entità considerevoli di fondi europei”.

“Il credito d’imposta per attività di ricerca e sviluppo – ha rimarcato Antonio Esposito, segretario commissione di studio agevolazioni finanziarie nazionali e regionali rappresenta una forma di finanziamento delle singole unità di riferimento che finanzia le spese intra-muros ed extra-muros sostenute dalle imprese per attività di ricerca fondamentale e applicata, nonché sviluppo sperimentale.

La L. 145/2018, rimodula l’agevolazione prevedendo, tra le varie modifiche, che la misura della stessa è pari al 25% in via generale e al 50% per determinate spese, l’importo massimo annuale del credito d’imposta per ciascun beneficiario è ridotto a 10 milioni di euro e il credito è il riconosciuto e utilizzabile dopo l’adempimento degli obblighi di certificazione”.

Patrizio Carbone, vicepresidente della Commissione Agevolazioni Finanziarie, ha messo in risalto che se in Europa già si pensa alla nuova Programmazione dei Fondi Comunitari 2021-2027, lo scenario attuale del sistema agevolazioni non può prescindere dall’analisi dello stato del piano Industry 4.0, modificato dalla Legge di Bilancio 2019 e dal successivo Decreto Crescita.

Il capitolo lavoro, il manager per l’innovazione, le modifiche del superammortamento, dell’iperammortamento e del credito di imposta per R & S. Senza dubbio da queste nuove misure si evince un cambio di paradigma: favorire maggiormente le Pmi rispetto alle grandi aziende”.

All’incontro interverranno Chiara Marciani, assessore alla formazione e alle pari opportunità della Regione Campania  e Bruno Scuotto, delegato alla formazione di Unione Industriali Napoli.

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