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Sergio Passariello (Imprese del Sud) – Protocollo ANAC – Comune di Roma da rifare.

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Comune di Roma da rifare. Così come articolato non produrrà effetti annunciati. “Così come è stato articolato, il protocollo di collaborazione, stipulato dal Comune di Roma con l’Autorità Nazionale Anti Corruzione, presieduta dal Dott. Cantone, non genererà alcun effetto positivo, anzi rischia di dilatare i tempi di aggiudicazione delle gare e, nei fatti, delegittima ilruolo di vigilanza della stessa ANAC”, è quanto afferma Sergio Passariello, Presidente di Imprese del Sud, movimento a tutela delle PMI meridionali. Ormai è diventata una moda chiamare in causa l’ANAC  per la stipula di protocolli d’intesa – specifica Passariello –  così come annunciato nei giorni scorsi anche dal Presidente della Regione Campania, Enzo De Luca, quando esistono già due strumenti operativi che ogni Stazione Appaltante può attivare, autonomamente, senza dover fare proclami e/o conferenze stampa. Il primo – precisa Passariello – è regolamentato attualmente dal comma n) dell’art. 6 del D.lgs. 163/2006 e consiste nel chiedere all’ANAC la formulazione di un parere “non vincolante”, rispetto a determinate problematiche che possono verificarsi in corso di aggiudicazione. La richiesta del parere, può avvenire anche prima di indire una procedura di gara, consentendo al Dirigente di settore di avere più chiarezza nella formulazione dei bandi di gara. Il secondo – continua Passariello – consiste nel segnalare all’ANAC, e quindi denunciare, fatti specifici rispetto a violazioni di norme e/ regolamenti, ed anche in questo caso l’ANAC interviene con delle prescrizioni ben precise, tramite il proprio Servizio di Vigilanza. Due strumenti  – specifica Passariello – che non sono utilizzati abbastanza, ne tanto meno promossi a sufficienza. Il vero problema – conferma Passariello –  è insito nella norma che istituisce e governa l’ANAC, che è bene precisare, oggi viene finanziata totalmente con le tasse sulle gare, in quanto prevede che i pareri elaborati dalla stessa, non sono vincolanti e quindi ogni Stazione Appaltante, in base agli interessi specifici del momento, decide se recepirli o meno. Basterebbe riconoscere all’ANAC veri poteri di controllo e vigilanza  – dichiara Passariello – rendendo vincolanti i pareri emessi, con sanzioni pecuniarie a carico dei Dirigenti che si discostano da tali pareri, per avere da un lato uno strumento concreto di controllo degli appalti pubblici e dall’altro la garanzia che a vigilare sia un organismo terzo, che può essere messo in discussione solo ed esclusivamente dalla Magistratura Amministrativa. Perché è bene precisare  – conclude Passariello – che ogni parere prodotto dall’ANAC, resta impugnabile dinanzi alla magistratura, alla stregua di ogni atto amministrativo emesso dalle altre Autorità di controllo e vigilanza istituite dallo Stato Italiano.

di Massimo Santoro

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