RECENSIONE — Diciamolo subito: “The Crow – Il corvo” (2024) è stato preceduto e accolto dalla critica con un temporale di critiche di disapprovazione. In questa sede, invece, remiamo controcorrente: il reboot diretto da Rupert Sanders “fa il suo”. Magari non a pieni voti, ma senza dubbio promosso. Probabilmente il film non verrà ricordato come un cult come il suo precedessore del 1994, ma è piuttosto eccessivo stroncarlo a tutto tondo come in molti si affannano a fare nelle ultime settimane. Aggiungiamo anche un pizzico di cinismo per far contorcere gli appassionati più fedeli e chiediamo, del resto, chissà se anche l’originale sarebbe passato alla storia senza il tragico incidente di Brandon Lee.
Naturalmente i paragoni con l’iconico film degli anni Novanta sono inevitabili. Salta subito agli occhi la dimensione estetica. La fotografia dark e i giochi di regia di Alex Proyas del 1994 vincono a mani basse quanto a immortalità cinematografica. Decisamente di maggiore impatto visivo. Nonostante la differenza di budget, la produzione del 2024 non propone nulla di mai visto in passato. Fotografia, sequenze e montaggio sono eccellenti, ma non innovative. Si apprezza, ad ogni modo, lo sforzo di voler reinventare un classico con uno stile più moderno.
“The Crow – Il corvo” rivoluziona la storia dell’originale, senza che questa scelta rappresenti un demerito o un oltraggio come in tanti accusano. Notevolmente più consistente è la componente sovrannaturale. La sceneggiatura del film di Alex Proyas, per quanto intrigante e carica di passione, non era esente dal presentare non pochi buchi di trama. Il reboot reimpasta il soggetto con una narrazione del tutto diversa che colma, con soddisfazione, molte lacune del precedessore. La stessa rappresentazione della relazione tra Eric Draven (Bill Skarsgård) e Shelly Webster (FKA twigs) è stata tacciata di essere “una parentesi young adult” sgradita e stonata all’interno del film. Eppure dà senso alle emozioni del protagonista e permette allo spettatore di provare maggiore empatia.
Se nel lungometraggio del 1994 i personaggi sembravano banali furie mosse da aridi sentimenti di vendetta e odio, “The Crow – Il corvo” di Rupert Sanders offre maggiori spunti di riflessione sull’amore, sulla morte e sul senso di giustizia o vendetta. Se il film si è spogliato della poesia gotica della fine del Novecento, la storia ha senz’altro acquistato un nuovo sapore che, a tratti, sembra evocare l’eco dell’antico mito greco di Orfeo ed Euridice. Molto interessante anche il parallelo tra il mondo della droga e una setta satanica. In conclusione un buon film a cui vale la pena dare una possibilità senza pregiudizi e un attaccamento morboso all’originale.
Di Valentina Mazzella