GRAGNANO — A Gragnano sulla ringhiera del balcone di un appartamento è affisso uno striscione che attira la curiosità di chi alza lo sguardo. Si legge “Qui vive una donna vittima di violenza” scritto a grandi lettere arancioni. Accanto l’immagine emblematica di un paio di scarpe rosse. In quella casa abita la signora Ermelinda, 85 anni. Un’anziana donna molto conosciuta perché fino al 2000 ha lavorato come educatrice nella scuola materna a Napoli, a Castellammare e soprattutto nella stessa Gragnano. Per anni punto di riferimento di tantissime generazioni di famiglie, è nota a molti come “la Maestra Linda”. Ecco, quello striscione racconta una storia. La storia della Maestra Linda che, con pacatezza, cerca di farsi ascoltare. Affranta, rende pubblica una situazione drammatica. Spiega di subire abusi economici e psicologici in ambito familiare da quando è venuto a mancare suo marito, nel giugno del 2024.
Denuncia diverse violenze tra cui l’appropriazione indebita di beni personali, l’uso illecito del bancomat, la sottrazione delle schede di memoria delle telecamere di sorveglianza domestiche e la negazione dell’accesso ai propri conti bancari e dati previdenziali. Tutto ciò al momento — racconta la Maestra Linda — la priva di risorse economiche adeguate per affrontare le spese legate alla difesa legale. Con l’ausilio di un solo figlio, riesce a barcamenarsi nel fronteggiare almeno le difficoltà economiche dovute all’età. La donna, infatti, è sulla sedia a rotelle e in casa, per le cure quotidiane, ha bisogno dell’aiuto di un’assistente familiare.
Ad oggi, con molta consapevolezza e dignità, la Maestra Linda cerca di attirare l’attenzione su quello che le accade da oltre un anno. Denuncia un contesto che spesso si verifica in tante famiglie e di cui nessuno parla. Eppure non è corretto abbassare la testa, nascondere la polvere sotto al tappeto. Da donna anziana qual è — mamma e nonna — la Maestra Linda avrebbe piacere di godere dell’affetto dei suoi cari e soprattutto di tranquillità. Invece, di fronte a una dinamica difficile, non è serena e desidera denunciare un’ingiustizia. Commenta che si discute sempre della lotta contro ogni forma di violenza e contro le prevaricazioni, ma non è mai abbastanza. Spesso le forme di prepotenza e di abuso sulle persone più deboli e fragili sono più sottili. Alle volte a tal punto da apparire invisibili. Eppure, se il silenzio rende complici, far sentire la propria voce è l’unica vera soluzione.
Di Valentina Mazzella

