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11:36. La strage del Ponte Morandi Il disastro del viadotto di Genova del 14 agosto 2018   Le intercettazioni e le testimonianze inedite in un podcast del Fatto Quotidiano

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Scritto dal giornalista Marco Grasso, 11:36 è l’unico podcast di inchiesta sul crollo del Morandi. Basato sul materiale inedito delle intercettazioni e su testimonianze in presa diretta di sopravvissuti ed esperti, ripercorre in sette puntate la catena di mancanze, bugie e omissioni che ha condotto alla tragedia.

 

Disponibile gratuitamente su FQ Extra, sezione de ilfattoquotidiano.it, e su tutte le principali piattaforme di podcast (Spotify, Apple Podcasts e Amazon Music).

 

 

“Immagina se venisse fuori che i Benetton si sono distribuiti 200 milioni di euro nel momento peggiore della loro vita.
Sarebbe devastante, no?”

                                                (Ermanno Boffa)

 

È il 4 febbraio 2020 e a parlare è Ermanno Boffa, marito di Sabrina Benetton. Boffa parla dei dividendi stellari che non si sono interrotti nemmeno dopo la strage di 43 persone, dopo il crollo del Ponte Morandi di Genova.

Questo è uno degli audio esclusivi che potrete sentire ascoltando “11:36”, un podcast che, a cinque anni di distanza, ricostruisce quei fatti attraverso le voci degli stessi protagonisti: le intercettazioni inedite, le testimonianze di familiari delle vittime, il ricordo dei soccorritori e di chi ha lanciato allarmi inascoltati, la cronaca del processo che vede oggi imputate 59 persone, tra cui l’ex ad di Autostrade per l’Italia Giovanni Castellucci.

 

Pochi eventi hanno una portata tale da trasformarsi in memoria collettiva:  chiunque ricorda dove fosse in quell’esatto istante, le 11:36 del 14 agosto 2018. Da quel momento prende corpo una storia complessa e terribile: per i pm i report sulla sicurezza erano falsificati, per consentire di massimizzare i profitti e tagliare i costi. Questa  è anche la storia di una concessione statale dove il privato ha ricevuto per decenni grandi benefici senza dover restituire nulla in cambio alla comunità.

Attraverso le intercettazioni inedite messe agli atti del processo sul crollo del ponte, e alle registrazioni delle telefonate tra i dirigenti delle varie aziende coinvolte nei controlli, si racconta come la caduta del ponte sia stato un evento simile a Chernobyl, che ha scatenato una guerra di tutti contro tutti scoperchiando un sistema malato che ha messo il profitto al primo posto a scapito della sicurezza dei cittadini.

Questa storia ha due finali. Uno è ancora aperto e lo scriverà il processo sulle responsabilità penali in corso a Genova. L’altro è già scritto e ha un sapore amaro: dopo aver minacciato la revoca delle concessioni, lo Stato si è ricomprato Aspi, per oltre 8 miliardi. Un classico delle privatizzazioni all’italiana: i profitti ai privati, i debiti alla collettività.

  1. Introduzione

Alle 11:36 del mattino del 14 agosto 2018, sotto una pioggia battente, il ponte Morandi crolla. Nella tragedia muoiono 43 persone innocenti. Il crollo di un ponte è un evento rarissimo: a cinque anni da questa vicenda, lontani dai riflettori, la giustizia sta ancora cercando i colpevoli. In questa storia gli attori in gioco sono molti.

 

  1. Sociologia del sottoponte

 

Un po’ di storia. Inaugurato nel 1967, il ponte Morandi era un tempo motivo di orgoglio per la gente che viveva nei quartieri di Sampierdarena e Certosa. Qui lo chiamavano “il ponte di Brooklyn”, un simbolo di speranza, una porta che collegava al resto del mondo una brutta periferia italiana. Oggi quello che rimane è una distesa di fabbriche abbandonate, una ferita aperta nel cuore degli sfollati.

 

  1. Il crollo

 

Al momento del crollo sul viadotto Polcevera ci sono turisti, lavoratori, semplici passanti. I loro destini si intrecciano in quel preciso istante. Raccogliamo le loro storie e la voce di chi ha lavorato per anni sotto il viadotto e ha visto con i propri occhi che qualcosa, da tempo, non andava.

 

  1. Tutti contro tutti

 

Attraverso le intercettazioni messe agli atti del processo sul crollo del ponte, e alle registrazioni delle telefonate tra i dirigenti delle varie aziende coinvolte nei controlli, si racconta come la caduta del gigante malato sia il risultato di una maledetta guerra di tutti contro tutti.

 

  1. “Una banda de lazzaroni”

 

Il crollo del Ponte Morandi è stato anticipato da un’altra strage. Il 28 luglio del 2013, ad Avellino, un pullman vola giù dal viadotto Acqualonga. A bordo ci sono 47 persone a bordo più l’autista. Moriranno in 40. Siamo a cinque anni dalla tragedia di Genova. Alla guida di Autostrade per l’Italia è sempre Giovanni Castellucci, mentre a eseguire i controlli per la manutenzione la società Spea controllata dal gruppo Autostrade, quella che Gianni Mion, intercettato dalla GF, definirà “una banda de lazzaroni”.

 

  1. Il sistema

 

Atlantia “è un merdaio”. Dice proprio così Alessandro Benetton intercettato dalla Guardia di Finanza. Siamo nel gennaio del 2020. Del disastro della gestione delle autostrade si parla ormai anche ai massimi vertici, tra gli azionisti. Lo schema di holding attraverso cui i Benetton controllavano Autostrade è un sistema dove l’anima finanziaria spolpa quella industriale.

 

 

 

  1. Paradossi

 

Dove prima c’era via Porro oggi c’è un parco con 43 alberi, uno per ogni morto nel crollo del Ponte. L’hanno chiamata la radura della pace. Mentre la giustizia fa lentamente il suo corso, la politica e gli affari si sono riorganizzati lasciandosi Genova alle spalle. Dando vita a una serie dolorosa di paradossi.

 

 

Per ascoltare “11:36
il podcast di Marco Grasso sulle principali piattaforme:

FQ EXTRA –  SPOTIFYAMAZON MUSICAUDIBLE

 

 

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