Home Cronaca Alessandro Barbero: torna virale il suo intervento sull’alternanza scuola-lavoro

Alessandro Barbero: torna virale il suo intervento sull’alternanza scuola-lavoro

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“Il web non dimentica”, nel bene e nel male. Non c’è frase più vera per spiegare il perché un apprezzabile intervento dello storico, accademico e scrittore Alessandro Barbero del 2017 sia tornato oggi virale in rete per meditare su un dramma accaduto negli ultimi giorni. Parliamo ovviamente della morte del 18enne friulano Lorenzo Parelli che lo scorso 21 gennaio, nel suo ultimo giorno di tirocinio, è stato vittima di un incidente sul lavoro. Una perdita imperdonabile, inaccettabile. La vita di uno studente volata via perché allontanato dai tradizionali banchi di scuola in nome di una formazione sul lavoro che spesso educa i giovani alle future dinamiche dello sfruttamento per stipendi minimi o inesistenti.

Qualcuno ha affermato che parlare della vicenda focalizzando l’attenzione sulla Legge 107 del 2015, la riforma della “buona scuola”, sia pretenzioso, una mera strumentalizzazione. Eppure è impossibile non spendere una riflessione in quest’ottica, analizzare il contesto a più ampio raggio. Per questo sono tornate alla ribalta le parole pronunciate dal Professor Barbero in occasione dell’èStoria Festival del 2017 che sono ancora oggi impregnate di grandissima onestà intellettuale. All’epoca lo storico commentava l’irrimediabile declino della scuola pubblica italiana a partire dalla seconda metà degli anni Novanta con la riforma Berlinguer:

«Per molto tempo a scuola ci andavano in pochi […] si dava però per scontato che andare a scuola […] era però INDISPENSABILE per avere un ruolo poi dirigenziale nella vita. L’esercito italiano, durante la prima guerra mondiale, ha un disperato bisogno di ufficiali, tanto che alla fine manda a comandare i plotoni e le compagnie dei diciannovenni, ma su una cosa non transige: devono aver finito le scuole superiori. […] Poi, lo sappiamo tutti cosa è successo. È successo che si è detto: in un grande movimento democratico […] Non si deve più avere un mondo in cui solo l’elite, quelli che comandano, possiedono la cultura. Tutti devono averla. Tutti i ragazzi devono avere anni e anni, durante i quali studiano e imparano, anziché dover lavorare come è sempre successo ai loro padri e ai loro nonni. […] quando han cominciato ad andarci anche i figli degli operai si è cominciato a dire “ma appunto, in fondo in fondo siamo sicuri che tutto questo serve?” […] E si è arrivati adesso all’assurdità che si è tornati a dire ai ragazzi, come ai loro nonni analfabeti: “anche se avete soltanto sedici o diciassette anni o diciott’anni, però, un po’ di lavoro lo dovete fare. Che è questo lusso di passare quegli anni solo a studiare a scuola? No, no: alternanza scuola lavoro!”».

Un’analisi che tuona impetuosa e fedele nel descrivere la realtà del più recente sistema scolastico in Italia. Come è giusto che sia perché alle volte stringersi nel calore attorno al dolore non basta. Bisogna trovare soluzioni affinché certe tragedie non si ripetano più. Per questo è indispensabile soprattutto indagare e cercare di capire, avere il coraggio di non aggirare i problemi per nascondersi dietro le ipocrisie.

Di Valentina Mazzella

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