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“Andy is back” al PAN, la mostra eclettica che ha reso degnamente omaggio al genio di Warhol

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RECENSIONE – Eclettica, colorata, sopra le righe ed esaustiva: la mostra “Andry is back” allestita al PAN (il Palazzo delle Arti di Napoli, in Via dei Mille) ha reso degnamente omaggio al genio creativo del celebre artista americano Andy Warhol. Dopo quasi quattro mesi, a termine di questo weekend, l’evento chiuderà i battenti, lasciando alla città il ricordo di un’esposizione di qualità. L’iniziativa è stata organizzata da Navigare srl e curata da Edoardo Falcioni per Art Motors. 

I visitatori hanno avuto l’opportunità di guardare da vicino 130 opere tra disegni, oggetti autografati, serigrafie, fotografie, grafiche, oggetti mondane dello star system e altri dei bassifondi, acetati, riviste e vinili, oggetti di culto ed edizioni speciali, ritratti e autoritratti. Molto di quanto esposto è stato concesso in prestito da delle preziose collezioni private.

Foto di Valentina Mazzella.

I pannelli esplicativi hanno ripercorso la biografia travagliata di Andy Warhol, il tragitto non sempre facile che ha portato il figlio di una famiglia di immigrati slovacchi a studiare, ad affermarsi come artista e a raggiungere un successo internazionale. “Andy is back” è una mostra che permette al pubblico di entrare in contatto con le energie più vibranti della Pop Art (da POPular Art), una forma di espressione che Warhol riteneva a portata di tutti.

Una profonda riflessione su quella che il re di questo movimento artistico chiamava “la democratizzazione dei consumi”. Un nuovo sistema che – nel suo esempio preferito – “portava una Coca Cola bevuta da un milionario a non essere mai più buona di quella sorseggiata da un barbone per strada”. La scelta, quella della Pop Art, di estrapolare oggetti dell’uso quotidiano, emblemi della società dei consumi, dal loro contesto per proporli decontestualizzati come arte. Un’arte che fa forse ironia, forse satira, forse critica, forse elogia e celebra. Sicuramente però un’arte che scardina i vecchi canoni e decide di diventare business.

Riproduzione della Silver Factory (foto di Valentina Mazzella).

Nell’esposizione è presente anche una suggestiva riproduzione della famosa Silver Factory con l’inconfondibile divano rosso, uno dei celebri laboratori presso New York in cui Andy Warhol lavorava alla sua arte con amici e colleghi. Una sala suggestiva con le sue pareti ricoperte in alluminio, i palloncini argentati sotto al soffitto: tutti simboli del narcisismo artistico, della bidimensionalità dell’arte, della decomposizione della società. 

In ultimo, ma non per importanza, il legame tra la New York di Andy Warhol con la nostra Napoli. Una connessione evidenziata a suo tempo anche da Lucio Amelio, importante gallerista esperto del mercato dell’arte contemporanea tra gli anni Sessanta e Novanta. In un’intervista, proposta in video anche al pubblico della mostra, Amelio osservava come le due città sorgano alla stessa latitudine (42° Nord). Una sinergia che forse oggi le rende al momento le uniche due vere capitali dell’arte contemporanea, superando addirittura il prestigio di Parigi. Nel caso di New York fosse anche solo per un aspetto economico.

Foto di Valentina Mazzella.

“Amo Napoli perché mi ricorda New York. Come New York, Napoli è una città che cade pezzi, e nonostante tutto la gente è felice come quella di New York”: dichiarò una volta Andy Warhol. Un amore sincero raccontato nell’esposizione attraverso un aneddoto particolare che lega l’artista a “Il Mattino” in occasione del tragico terremoto del 1980. E poi immancabilmente evidenziando il suo interesse per il Vesuvio, il Vesuvio a cui dedicò inconfondibili serigrafie di cui una oggi è conservata, in modo permanente, anche presso il Museo di Capodimonte. Un dono e un omaggio che la città conserva con cura, ricambiando da sempre i sentimenti di stima e apprezzamento artistico.

 

Testo e galleria di foto di Valentina Mazzella:

 

 

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