Home Cinema “Barbie”, lo scintillante live-action tutto rosa più discusso dell’estate

“Barbie”, lo scintillante live-action tutto rosa più discusso dell’estate

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RECENSIONE “Hi, Barbie!”, “Hi, Ken!”: senza ombra di dubbio il tormentone più virale degli ultimi mesi estivi. Naturalmente tutto merito del film “Barbie” di Greta Gerwing, tra i più attesi in questo 2023. Non solo. Anche tra i più chiacchierati. Forse il più criticato e il più osannato al tempo stesso. Ma in fin dei conti si tratta effettivamente di un buon live-action oppure no? La risposta è banale: dipende dalle aspettative. Bisogna entrare in sala nella consapevolezza di star per guardare un prodotto palesemente commerciale il cui principale scopo non è stravolgere la società, ma intrattenere il pubblico. A quel punto si potrà finalmente apprezzare una pellicola leggera, frizzante e divertente che, tuttavia, si rivela capace anche di strizzare l’occhio a tematiche sociali importanti.

“Barbie” è un film eccezionale sotto il profilo tecnico. Il risultato è all’altezza del budget investito. Le citazioni cinematografiche sono deliziose e ben confezionate. La più lampante è quella che omaggia “2001: Odissea nello spazio” (1968) di Stanley Kubrick, mostrata in anteprima anche nel trailer. Le interpretazioni di Margot Robbie nel ruolo di Barbie e quella di Ryan Gosling nei panni di Ken sono state molto calzanti. Ottima anche la performance di America Ferrara (Gloria). L’intero cast è puntellato di nomi importanti e spesso, durante la visione, si rivelano esilaranti alcuni camei importanti come quello di John Cena come Ken Tritone.

Con spensieratezza, “Barbie” si presenta come un live-action adeguatamente rosa per portare sul grande schermo la bambola più iconica della Mattel. La sua fotografia dai colori accesi è meravigliosamente folgorante. Ottimo il montaggio. Notevoli le scenografie, la cura per i dettagli e l’attenzione per i costumi. La sceneggiatura è ricca di riferimenti alla storia dell’azienda Mattel e al suo marketing. Le scene e i dialoghi sono costruiti in maniera efficace, con una considerevole dose di ironia. Il ritmo è scorrevole. Soltanto il finale appare un po’ debole rispetto alle intenzioni iniziali, ma nonostante tutto è una défaillance che si perdona.

Questo perché “Barbie” regala innumerevoli riflessioni sui ruoli di genere, sull’esser donna, sul matriarcato, sul femminismo, sul maschilismo e il patriarcato. Può rivelarsi anche un ottimo film da proporre ad esempio a degli studenti delle scuole medie per aprire un dibattito sugli argomenti trattati, senza proporre pellicole più crude o più aggressive. Ciò che dispiace, tuttavia, è osservare come “Barbie” a sua volta inciampi deragliando quasi verso una guerra tra maschi e femmine. Per rivendicare il legittimo diritto della donna a essere se stessa, ingabbia tutti i Ken negli stereotipi più negativi sugli uomini. Senza esclusione di colpi. Fa eccezione soltanto Alan (Micheal Cera), rivendicato tra l’altro dalla comunità LGBT come potenziale non-binary.

Una rappresentazione che da un lato denuncia una problematica concreta e seria della società. Dall’altra non apporta un vero contributo, non suggerendo spunti per migliorare la società. Non che fosse necessariamente responsabilità del live-action, scontato. Ma sarebbe stato mirabile un messaggio di minore divisione e contrapposizione tra uomini e donne. Forse più banale, ma più sano un invito a un maggiore equilibrio tra i due generi: tra tutte le persone indipendentemente dal genere di appartenenza. Ciononostante “Barbie” resta un film da guardare almeno una volta, anche solo per avere un’opinione in merito e per trascorrere piacevolmente due ore.

 

Di Valentina Mazzella

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