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“Buffy l’ammazzavampiri” compie 25 anni, la serie cult che ha scardinato i cliché dell’horror e abbracciato il femminismo

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Bionda, icona di stile degli anni Novanta, incredibilmente forte e sempre – sempre – con un paletto di legno in borsa pronto all’occorrenza: parliamo ovviamente dell’unica e inconfondibile Buffy Summers, la protagonista della celeberrima serie “Buffy the Vampire Slayer” che ieri ha spento le candeline per festeggiare il suo primo quarto di secolo. Venticinque anni dal 10 marzo 1997 quando fu trasmesso il suo primo episodio. Venticinque anni di successo, ma non solo. La salita verso la fama dell’ammazzavampiri è stata piuttosto lunga e tortuosa. Ripercorrerla significa oggi raccontare un pezzo importante della storia televisiva americana e internazionale. Tanto per iniziare non tutti sanno che Buffy non ha sempre avuto il volto dell’adorabile Sarah Michelle Gellar. Procediamo con calma.

Era il 1997 e in quel periodo non era ancora in uso l’espressione “serie-tv”. Il palinsesto trasmetteva quelli che tutti chiamavano “telefilm” ed effettivamente il telefilm era un prodotto diverso dalle attuali serie-tv. Gli episodi che componevano una stagione nel telefilm erano solitamente autoconclusivi, sebbene ugualmente concatenati tra loro. Nelle serie-tv gli episodi invece terminano sempre con un finale aperto: è come se ogni volta si guardasse una porzione di un film dalla durata di diverse ore e diviso in più parti. “Buffy the Vampire Slayer” (in italiano “Buffy l’ammazzavampiri”) era propriamente un telefilm. Quell’anno, il 1997, la Warner Bros ne acquistò l’episodio pilota con fiducia, intuito e un’ottima dose di audacia. Il soggetto infatti era già stato usato da Joss Whedon (autore padre e regista dell’opera) per realizzare, cinque anni addietro, un omonimo film che si era rivelato tuttavia un incredibile flop.

Dalla locandina del film del 1992.

Nel 1992 le sale cinema trasmisero sul grande schermo una pellicola dal titolo “Buffy the Vampire Slayer” che rappresenta un prodotto molto diverso da quello a cui i fan del telefilm sono poi stati abituati successivamente. La sceneggiatura era nel cassetto già dal 1988 e costituiva una versione acerba dell’eroina di Joss Whedon. Certo, Buffy era già una giovane liceale bionda che combatte i vampiri. Tuttavia era interpretata dall’attrice Kristy Swanson. Il soggetto non includeva ancora i suoi migliori amici. Non comparivano Willow (Alyson Hannigan), Xander (Nicholas Brandon) e nessun altro membro della Scooby Gang. Non c’era neanche il misterioso e tormentato Angel (David Boreanaz). Il cuore della bella cacciatrice batteva per un giovanissimo Luke Perry nei panni di Oliver Pike, uno studente comune. Un personaggio più vicino all’imbranato Xander che al vampiro con l’anima, Angel. Al posto del signor Giles (Anthony Head) c’era il signor Merrick (Donald Sutherland) e – inutile dirlo – anche il trucco e il parrucco dei vari vampiri lasciavano incredibilmente a desiderare. Gli effetti speciali erano ancora quelli grezzi di un low budget di inizio anni Novanta. Il procedimento per eliminare un vampiro sposava la tradizione letteraria: paletto nel cuore, decapitazione e cremazione del corpo. Processi che nel telefilm furono sostituiti dalla scelta congeniale di far polverizzare (digitalmente) i vampiri una volta trafitti nel cuore per accelerare il ritmo della narrazione e snellire il minutaggio di ogni puntata.

Il film dunque non piacque al pubblico. Per il botteghino si rivelò un vero fallimento. Per questo la tempra con cui Whedon scelse di continuare a credere nella sua creatura rappresenta sicuramente una bella storia di perseveranza e determinazione. Il regista non si lasciò scoraggiare dal tonfo nell’acqua e accolse la sfida. Perfezionò la sceneggiatura e finalmente diede vita a una delle eroine più significative degli anni Novanta. Il telefilm andò infatti in onda – in sette stagioni – dal 1997 al 2003, ma i suoi script erano impregnati della cultura pop dell’ultimo decennio del XX secolo. “Buffy the Vampire Slayer” è diventata in breve una serie cult amata da milioni di fan nel mondo. Del resto vanta innumerevoli meriti e pregi.

Innanzitutto il Buffy’s Universe ha rinnovato il genere horror giocando con i suoi antichi cliché per renderli più moderni e accattivanti. Ha scardinato i punti fermi del genere. Ha combattuto in particolar modo lo stereotipo della “bionda scema” abbracciando in pieno le battaglie femministe. L’idea di Joss Whedon è stata a modo suo semplice e rivoluzionaria: era stanco della narrazione classica che in ogni produzione filmica presentava una bionda svampita aggredita e fatta a pezzi da un mostro qualsiasi in fondo a un vicolo buio. Per una volta voleva capovolgere il canone. Per una volta finalmente sarebbe stata la bionda svampita a massacrare di botte il mostro di turno in fondo al vicolo cieco. Potremmo aggiungere: e che botte! Desiderava smantellare in toto i modelli di riferimento della tradizione horror e così è la nata Buffy, “la prescelta che si erge contro i vampiri, i demoni e le forze delle tenebre: la cacciatrice”. 

Non a caso, soprattutto nelle prime stagioni, Buffy era presentata spesso come una normalissima teenager attratta dalle frivolezze della sua età: lo shopping, le amiche, i ragazzi, la serata in discoteca, i primi appuntamenti… Si allenava con il suo osservatore, ma faceva le ronde nel cimitero tra una festa e l’altra. Indossava minigonne, stivali alti e gloss sulle labbra come chiedeva la moda di quegli anni. Della serie: combatteva il nemico, ma con stile! I dialoghi erano sempre ricchi di spirito, sarcasmo e irriverenza. Soprattutto la Buffy prima della chiamata – mostrata di tanto in tanto nei flashback – era una ragazza particolarmente superficiale. Poi, com’è giusto che sia, il personaggio ha subito una profonda evoluzione psicologica. Buffy è maturata. Crescendo ha affrontato difficoltà e problematiche più importanti.

Joss Whedon e il suo staff hanno infatti sempre pensato di elaborare gli script in modo che fossero interpretabili su più livelli di lettura. Nelle prime stagioni era di continuo lampante la metafora attraverso cui gli autori associavano il liceo all’inferno. Con l’avanzare degli anni, Buffy diventava sempre più adulta ed è stato allora proposto il parallelismo tra lo stesso inferno e la vita in generale. La serie si stava a un tratto allontanando dal teen-drama e gli sceneggiatori hanno subito ovviato al problema con l’introduzione – del tutto a sorpresa – di Down (Michelle Trachtenberg), la sorella minore della protagonista. Ogni creatura ammazzata da Buffy e dai suoi amici nel corso delle sette stagioni ha simboleggiato uno dei tanti demoni interiori contro cui ogni persona combatte nella propria quotidianità. Senza mai dimenticare i valori dell’amicizia, della famiglia e dell’amore. La stessa Buffy era sempre in lotta contro gli attriti dell’esistenza umana e le sue fragilità da persona comune, con l’aggiunta delle enormi responsabilità da prescelta.

Insomma, “Buffy l’ammazzavampiri” è sempre stato un telefilm con mille risorse e innumerevoli assi nella manica. Per esempio un altro importante primato della serie è stato quello di aver portato sul piccolo schermo una delle prime rappresentazioni di una coppia omosessuale. Dalla quarta alla sesta stagione Willow si lega, infatti, in una relazione amorosa con Tara (Amber Benson): la loro storia è sempre stata mostrata con toni molto positivi e romantici. Nessuna dinamica tossica e per la prima volta in tv si normalizzava il coming out senza farne un dramma. Precedentemente c’erano già state coppie gay nei telefilm, ma il rapporto non era inequivocabile (come Xena e Olimpia in “Xena – Principessa guerriera”) oppure era occasione di pianti e crisi esistenziali (come per Jack in “Dawson’s creek”).

Tara e Willow.

A un certo punto il contratto del telefilm non è stato più rinnovato per produrre l’ottava stagione. La stessa Sarah Michelle Gellar non volle firmare: un po’ perché stanca di essere riconosciuta unicamente come Buffy e un po’ per fermare il tutto sull’apice del successo ed evitare uno scivolone nel calo di qualità. A lungo nei primi anni Duemila si è vociferata la produzione di altri spin-off oltre ad “Angel”: uno incentrato su Spike (James Marsters) oppure una serie sull’altra cacciatrice, Faith (Eliza Dushku). Alla fine nessun progetto è stato realizzato. Le avventure di Buffy e della Scooby Gang sono proseguite esclusivamente su carta, in formato fumetto.

Sarah Michelle Gellar per diversi anni ha goduto del titolo officioso di “Reginetta dell’horror” ricoprendo ruoli in alcuni film di paura. Picco di popolarità più che adeguato considerando la sua professionalità: per interpretare Buffy preferiva spesso fare a meno della controfigura e ha addirittura combattuto contro la sua personale fobia dei cimiteri! Lo scorso anno ha partecipato con piacere a una reunion con tutto il cast: evento che ha chiaramente riscaldato il cuore a tutti i fan che oggi, con notevole nostalgia e affetto, celebrano questi 25 anni di lotta contro il Male e l’Oscurità.

Di Valentina Mazzella

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