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CIAO PINO

1953

NAPOLI – La tristezza ha contagiato anche quelli che lo ascoltavano poco. Sale in cielo così, Pino Daniele, 59 anni, stroncato da un infarto. Un pezzo di storia napoletana, un nero a metà, figlio dei vicoli del quartiere Tribunali. Il suo cuore ha smesso di battere poche ore fa ma già rivive nelle vene dei napoletani, soprattutto in quelle dei suoi fan. Tantissime le polemiche di questi giorni: i soccorsi in ritardo, la decisione di portarlo di corsa al sant’Eugenio di Roma, i funerali a Napoli. Ma, almeno per l’ultimo saluto, non è andata così.  Dopo le esequie tenutesi a Roma  nell’intimità della famiglia e degli amici, Napoli ha riabbracciato, per l’ultima volta, Pino Daniele. La bara è giunta alle 19 in una Piazza del Plebiscito gremita da circa 150mila persone. Tutti in silenzio.

Dopo la sbornia delle luci di Capodanno il Plebiscito è diventato un teatro di silenzio e sofferenza. Anche il cielo non ha retto, una lieve pioggia si è confusa con le lacrime di molti fan che hanno voluto dare l’ultimo saluto al loro maestro. Su di un palco improvvisato nel primo pomeriggio, l’Arcivescovo di Napoli il Cardinale Crescenzio Sepe, ha presieduto la Concelebrazione Eucaristica. Tra le sue parole l’amarezza di una perdita inaspettata, il dolore di una città che saluta uno degli ultimi simboli viventi rimasti. Alla cerimonia hanno preso parte tutti i parenti di Pino Daniele. In lacrime Sara, la figlia, protagonista di una delle canzoni più belle del suo papà. Se ne va così Pino Daniele, nella solennità di una piazza che, in silenzio, guarda incredula una bara tempestata di fiori. In quella bara, per molti, Pino Daniele era assente. Per molti il nero a metà vive ancora. E forse è proprio così. Il grande Pino già rivive. Nel più totale decoro la piazza ha congedato Pino Daniele. Lo ha salutato con un lungo applauso. Sul viso di tutti una lacrima e sulla bocca un’amara Napul’è. Si sono spente, per sempre, le luci del palco. Ma la sua musica no. Quella è già nel profondo del cuore di questa Napoli che oggi piange.

Terra sua, terra nostra.

Arrivederci Pino, grazie.

 

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