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Emiliano Brancaccio, dal nuovo saggio “Democrazia sotto assedio” alle conseguenze del capitalismo oligarchico

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POMIGLIANO D’ARCO – Un paio di decenni fa sarebbe stato improbabile pensare che il salario di un fattorino, quello di un metalmeccanico e lo stipendio di un giovane ingegnere potessero convergere verso lo stesso standard economico di paga. Eppure è esattamente quello che accade oggi. È uno degli spunti emblematici partoriti dalla significativa disamina eseguita da Emiliano Brancaccio nel pomeriggio di giovedì 9 giugno presso il Centro Giorgio La Pira. Nello specifico si è trattato del secondo appuntamento del Lab SPeS (Laboratorio Sviluppo Politica e Solidarietà) volto ad analizzare le dinamiche politiche, economiche e sociali del presente per ricercare nel dibattito nuove soluzioni per la costruzione di un domani diverso e, si spera, migliore.

L’evento è stato mediato da Sergio Beraldo, professore di Economia politica presso la Federico II di Napoli. L’ospite Emiliano Brancaccio è un noto economista, un accademico e un saggista. Insegna come professore associato di politica economica presso il dipartimento DEMM dell’Università del Sannio di Benevento. Di recente ha pubblicato il suo ultimo libro, “Democrazia sotto assedio – La politica economica del nuovo capitalismo oligarchico, 50 brevi lezioni” (casa editrice Piemme). Il saggio è stato un importante carburante per la discussione di giovedì, alimentando un confronto sereno e proficuo in cui il pubblico ha posto diverse domande all’autore.

 

Il professor Brancaccio non si definisce marxista, quanto invece “un lettore di Marx”. Sicuramente un lettore appassionato e attento che considera necessario superare il liberismo esasperato delle ultime generazioni. Un’ideologia che ha portato diverse narrazione politiche ad alternarsi negli anni senza tuttavia apportare nel concreto alcun vero cambiamento. Del resto già a suo tempo Marx, con lungimiranza, aveva previsto che l’affermarsi di tendenze oligarchiche avrebbe condotto a una società come quella contemporanea in cui ogni aspetto è travolta dal capitalismo. Con una critica impietosa, Brancaccio denuncia inoltre il modo in cui di frequente venga sublimata l’associazione “capitalismo uguale libertà” che tuttavia non corrisponde alla verità. Ad esempio sulla base dei dati offerti dalla Freedom House, emerge infatti che la relazione così a lungo sdoganata, nei fatti, non abbia validità scientifica.

Alla luce della recente cronaca internazionale naturalmente non sono mancate alcune considerazioni spese a proposito della guerra in Ucraina. Il professor Brancaccio considera il drammatico conflitto tra Russia e Ucraina uno scontro tra due imperialismi in un mondo in cui le democrazie occidentali somigliano sempre di più alle autocrazie orientali. Immagine abbastanza infelice che andrebbe a confermare l’idea che ad esempio Putin desidera promuovere, celebrando le proprie politiche come il nuovo modello trainante del futuro per il prossimo Occidente. Soprattutto rappresenta un esito che sconforta lo stesso autore. Per questo il professor Brancaccio reclama l’esigenza di una “rivoluzione” della società che garantisca un’emancipazione della collettività per il genuino benessere di tutti.

 

 

 

 

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