Home Cinema “GGG, il Grande Gigante Gentile”: grande almeno quanto le aspettative deluse

“GGG, il Grande Gigante Gentile”: grande almeno quanto le aspettative deluse

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RECENSIONE – “E.T. telefono casaaa”? Per questa volta è meglio che dimentichiamo l’alieno più amato e conosciuto da sempre sedendoci al cinema. “GGG – il Grande Gigante Gentile” è grande almeno quanto le aspettative sorprendentemente deluse e non ha nulla a che fare con il mitico must spielberghiano. Un risultato opaco che non gode neanche vagamente dello splendore e della lucentezza creative del celeberrimo extra-terrestre. Prima di sbarcare in Italia, la pellicola è stata del resto un insuccesso già negli Stati Uniti. Episodio dimostrazione di quanto anche un mostro sacro come Spielberg una tantum possa inciampare.

Naturalmente vale sempre il detto de gustibus. Pertanto, sebbene nella sala cinema da parte di qualcuno non siano mancate lacrime di commozione, a grandi linee il film risulta piuttosto banaluccio. A partire dalla trama che appare fin troppo elementare. E, benché si possa giustificare l’aspetto asserendo che la pellicola si presenti in primis come una storia per bambini, va detto che alcune scene potrebbero impressionare i più piccini. Salva la pellicola una breve parentesi di ilarità alla corte di sua maestà la regina di Inghilterra. Nonostante si punti su una comicità sempliciotta e un po’ grezza, si tratta nel complesso dell’unica svolta interessante che smorza il racconto a più riprese noioso e poco coinvolgente.

Non convince neanche l’interpretazione della giovanissima Ruby Barnhill (Sophie), al suo primissimo ruolo sul grande schermo a cui facciamo ugualmente i migliori auguri per la sua carriera futura. Decisamente migliore la mimica facciale di GGG costruita sull’ottima performance recitativa di Mark Rylance (GGG) attraverso la tecnica del “performing capture”. In egual modo sono stati costruiti i volti e le movenze anche degli altri giganti malvagi.
Studiatissimi e apprezzabili i dialoghi e il doppiaggio. In particolar modo gli strafalcioni di GGG che risulta sicuramente il personaggio meglio riuscito, a differenza della piccola orfana.

Notevoli le scenografie e le ricostruzioni computerizzate. Eppure anche su questo argomento vi è una nota dolente. In alcune scene addirittura l’uso della tecnica del “khroma key” (comunemente detta dello “green screen”) è disastrosamente più che evidente: Sophie ci appare fin troppo come una sagoma ritagliata e sovrapposta su uno sfondo per gli standard qualitativi di un film firmato Spielberg.

In tutta sincerità una produzione “senza lode, ma neanche infamia” se non avesse vantato la prestigiosa paternità di uno dei cineasta più autorevoli di Hollywood. Il malcontento e le aspettative alte sono state sicuramente alimentate da una campagna pubblicitaria che voleva, immeritatamente, “GGG – Il Grande Gigante Gentile” il nuovo E.T. del XXI secolo. A prometterlo era soprattutto il rinnovato sodalizio fra Spielberg e la sceneggiatrice Melissa Mathison (scomparsa nel 2015) che assieme nel 1982 avevano appunto partorito l’indimenticabile film dell’alieno che generazioni di persone avrebbero desiderato davvero avere come amico.

Che dire? Gli anni passano per tutti e in una carriera lunga come quella del nostro caro Steven, che per di più oggi ha sui settant’anni, una piccola increspatura è più che comprensibile. Tuttavia “una rondine non fa primavera” e, nonostante i toni ‘normali’ di “GGG – Il Grande Gigante Gentile”, Spielberg resta sempre e comunque, indiscutibilmente, un maestro di regia. Semplicemente si evitino i paragoni inappropriati, per favore.

Di Valentina Mazzella

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