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“Incantesimi in Floridiana”: la mostra che è stata una caccia a Harry Potter

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Foto di Valentina Mazzella.

Di Valentina Mazzella 

 

RECENSIONE – Ora che l’evento è giunto ormai al termine, possiamo esprimere a cuor leggero le nostre considerazioni sulla mostra “Incantesimi in Floridiana” allestita presso il Palazzo del Duca Di Martina della Villa Floridiana al Vomero durante l’ultimo periodo natalizio in occasione dei vent’anni dalla prima pubblicazione di “Harry Potter e la Pietra Filosofale”. Che dire? Più che una vera e propria mostra a tema l’iniziativa si è rivelata essere, sin dalle prime sale, una caccia al tesoro. Nello specifico ‘una caccia a Harry Potter’ si potrebbe dire. Ovviamente sarebbe stato ingenuo metter piede nel museo aspettandosi una scenografia nello stile dei Warner Bros Studios, tuttavia la fantasia aveva spinto lo stesso l’immaginazione ad attendere un qualcosa in più. Di certo la messa a punto dei dettagli e degli spazi poteva essere molto più accurata. Forse ci saremmo addirittura aspettati di vedere degli arazzi alle pareti e delle armature spuntare agli angoli giusto per ricordare le ambientazioni della saga e avere l’impressione di percorrere i celeberrimi corridoi di Hogwarts.

Foto di Valentina Mazzella.

Invece no. A pensarci dopo era sicuramente da prevedere fin dall’inizio, ma la mostra non è stata una semplice strategia per far cassa sfruttando la fama del maghetto con la cicatrice a saetta. L’idea era quella di catturare due piccioni con una fava e avvicinare il pubblico arrivato sul posto per Harry Potter alla bellezza delle collezioni del museo. Camminando per il Palazzo è stato infatti possibile cercare oggetti tipici del mondo della Rowling – non più curati di qualsiasi gadget dello stesso filone scovabile in qualsiasi fumetteria – nelle vetrinette destinate ai reperti raccolti e conservati dal Duca negli anni. Ad esempio accanto alle monete storiche di valore spuntavano galeoni e scellini, tra le statue di dame e galantuomini di un tempo le Funko Pop dei personaggi di Harry Potter o una scenografia ispirata ai film nei punti morti fra una stanza e l’altra. Tentativo che non sappiamo giudicare fino a che punto possa essersi rivelato proficuo al di là degli effettivi guadagni economi ricavati. Partecipando all’evento in prima persona, spiando gli altri visitatori e ascoltandone i commenti, di primo acchito infatti si ha avuto la percezione che un venticello di delusione abbia soffiato su entrambi i fronti. Da un lato la perplessità dei genitori che hanno accompagnato i bambini e si sono resi conto della vera natura piuttosto povera dell’allestimento a tema. Dall’altro la dignità denigrata dell’arte in quei casi in cui chi ha pagato l’ingresso davvero solo per Harry Potter, senza interesse per le collezioni del Duca Di Martina, non ha ugualmente apprezzato la bellezza delle porcellane d’epoca nove casi su dieci. È stato piuttosto penoso a un certo punto vedere bambini scorrazzare da una vetrina all’altra cercando con lo sguardo esclusivamente bacchette magiche o il servizio da the di zia Petunia per poi snobbare altamente le manifatture cinesi o quelle francesi, le maioliche rinascimentali e barocche o i vetri e i cristalli dei secoli XV- XVIII e le altre meraviglie che il museo effettivamente possiede.

Foto di Valentina Mazzella.

Per garantire una maggiore atmosfera l’organizzazione ha provato a puntare anche sul cosplay facendo in modo che alcuni dipendenti del personale – assolutamente cordialissimo e disponibilissimo, e su questo non ci piove – andassero in giro per la mostra vestendo i panni di alcuni personaggi che popolano il mondo magico. Il Professor Piton, Malocchio Moody, Lucius, Narcissa e Draco Malfoy, chiaramente Harry Potter, Hagrid, ma anche Bellatrix Lestrange e addirittura Voldemort erano presenti sul posto per scattare foto e selfie con i visitatori e gestire giochi e attività per i più piccoli. In realtà anche sulla qualità del loro travestimento potremmo essere pignoli, ma non vogliamo portarla per le lunghe. A misura di bambino i laboratori a tema, come quello artistico che ha proposto la realizzazione di una bacchetta a partire da un ramoscello e altri ancora. Non sappiamo poi se siamo capitati in un giorno sfortunato, ma della Burrobirra neanche l’ombra. Fa niente, proveremo a farne una tazza a casa seguendo la ricetta divulgata dalla Rowling a partire dall’Huffington Post americano. Nel frattempo, nonostante la pubblicità fuorviante che ha alimentato dolci aspettative per poi far storcere il naso nella realtà, si perdona tutto per il ricordo di un paio di ore trascorse, tutto sommato, in maniera piacevole e per la vista mozzafiato del golfo di Napoli che dalle finestre del Palazzo era possibile contemplare. Quasi una vocina affiorasse a rammentarci che anche la nostra storia, la nostra cultura, la nostra arte e i nostri panorami possono essere altrettanto magici, pur senza formule e pozioni.

Di Valentina Mazzella

 

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