Home Cultura “La banalità dell’amore” rammenta a tutti cosa sia “la banalità del male”

“La banalità dell’amore” rammenta a tutti cosa sia “la banalità del male”

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Di Valentina Mazzella

 

RECENSIONE – Più che mai proprio in questo periodo storico, troppo spesso puntellato di idee populiste di odio e discriminazione che minacciano di arrampicarsi sulle vette dei governi, assistere a uno spettacolo come “La banalità dell’amore” di Savyon Liebrecht può tornare oggi molto utile. La rappresentazione viene portata sul palcoscenico del Teatro Mercadante di Napoli, fino a domenica 11 marzo, dall’adattamento e dalla regia di Piero Maccarinelli. Offre al pubblico il racconto della storia d’amore che, nella Germania dell’ascesa di Hitler, legò passionalmente la storica e filosofa ebrea Hannah Arendt e il filosofo tedesco Martin Heidegger, il cui pensiero negli anni Trenta alimentò addirittura le ideologie del movimento nazionalsocialista della Germania. Una storia d’amore travolgente, irrazionale, incoerente e sofferta sfruttata a pretesto per riflettere sul passato e su alcune sue dinamiche della politica e delle convinzioni. Una storia per conservare nella memoria l’influenza degli interessi e la forza dei pregiudizi, l’estendersi del pensiero acritico e l’asservimento ai poteri alti.

L’opera gode di un’ottima scenografia che ricostruisce le ambientazione d’epoca nei particolari. Una suggestiva regia porta magistralmente gli spettatori ora a spiare un’accesa intervista della Arendt e ora ad affacciarsi sul suo passato di giovane universitaria coinvolta in una tresca col professore grazie a delle semplici porte utili  per evocare dei flashback inseriti nella narrazione. Eccezionali sono le interpretazioni degli attori Anita Bartolucci (Hannah da anziana), Claudio Di Palma (Heidegger), Giacinto Palmarini (Raphael) e Federica Sandrini (Hannah da giovane) che rivelano competenza, esperienza, trasporto e amore per la recitazione. Purtroppo l’unico atto di cui lo spettacolo è composto a un certo punto inizia a perdere carisma. Il suo ritmo, nonostante le sorprese, appare trascinarsi inerme rallentando. Una rappresentazione raccomandata soprattutto per non dimenticare quale sia “la banalità del male”, per approfondire l’analisi di due personaggi storici peculiari del Novecento e per chi desidera trascorrere una serata impegnata.

 

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