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La Littizzetto nel mirino delle critiche: un tempo la scuola non era anch’essa un’agenzia educativa?

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ROVIGO – L’antefatto è al centro del dibattito pubblico da qualche giorno. Una professoressa di Rovigo ha denunciato la sua classe dopo essere stata sparata con una pistola ad aria compressa da un gruppo di studenti. Un episodio parecchio infelice che ha fomentato un’accesa discussione sul declino dell’istituzione scolastica e sulle nuove generazioni che – secondo i commenti più ricorrenti – sono sempre più allo sbaraglio e “iper-protette“. Naturalmente la docente ha tutta la nostra solidarietà.

Il dibattito sembrava essersi assestato. Tuttavia oggi le polemiche sono riaffiorate in risposta ad alcune dichiarazioni rilasciate da Luciana Littizzetto a Radio Deejay. La comica e conduttrice televisiva, prima della carriera in TV, è stata insegnante di Musica e poi di Lettere. Ha commentato la notizia: “Il gesto è assurdo e violento, però la gestione della professoressa non so se è stata utile. Ho riflettuto su quanto sono cambiati i tempi da quando insegnavo io. Ho insegnato per nove anni e nessuno mi ha mai sparato”.

“C’erano delle classi particolarmente turbolente, tiravano gessetti, ma non ho mai pensato di denunciare, scrivere ai giornali. Era una faccenda mia e della scuola e mi dicevo: o imparo a gestire le classi difficili o è meglio che cambi mestiere”. […] “Bisogna imparare ad avere a che fare con questi energumeni. Se sei debole, loro ci marciano tantissimo. I ragazzi fiutano la debolezza. Non esiste una classe ingovernabile, esistono professori molto bravi con i quali i ragazzi stabiliscono una relazione e altri con cui non ci riescono. È anche colpa del professore, è l’empatia, è quel qualcosa che fa intuire ai ragazzi che li ami, che sei lì perché ti piace, ti interessa veramente quello che pensano. Se riesci a creare questa sensazione non ti sparano con la pistola ad aria compressa”.

Altri spezzoni dell’intervista sono stati condivisi dalle testate come ‘frasi shock’. In realtà si tratta di semplici constatazioni personali non vendute necessariamente come l’incontestabile chiave di lettura della faccenda. Solo come l’interpretazione dell’accaduto sulla base della propria esperienza lavorativa tra i banchi. La Littizzetto ha concluso: “Questo ci deve far riflettere. Sicuramente la docente non è riuscita a entrare in sintonia con gli studenti, scatenando questa aggressività, assolutamente da punire. Il bullizzare i professori c’è sempre stato, più il professore è debole e più questo saltava fuori. All’inizio anch’io ho fatto fatica. Poi mi sono chiesta: voglio fare questo mestiere? Sì, e allora devo fare io, devo conquistarli. All’epoca insegnavo musica”.

Cosa aggiungere? La docente ha assolutamente ragione e i ragazzi hanno commesso un reato. Su questo non ci piove. La responsabilità – ahinoisarà sicuramente dei genitori incapaci di educare i figli. Tuttavia – in generale – è anche vero che esistono docenti completamente incompetenti nel gestire la classe. Inadeguati per il ruolo che rivestono. Non autorevoli. Magari lo stesso gruppo classe è ineducato e arrogante con un professore, ma allo stesso tempo non si permette di far volare una mosca nell’ora di un altro docente. Purtroppo aneddoti simili sono rintracciabili nell’esperienza scolastica di molti. Magari non di tutti, ma di molti sì.

Vogliamo negarlo? Un docente non deve solo istruire, ma anche educare. Non viviamo nel mondo della Mulino Bianco. Quando ai ragazzi in famiglia non è stato trasmesso il rispetto per il prossimo e abbiamo studenti non scolarizzati, non dovrebbe entrare forse in gioco il ruolo educativo della scuola? Laddove gli alunni prendono il sopravvento, non ha forse fallito anche l’istituzione scolastica come agenzia educativa? Non è lavoro stipendiato anche educare gli studenti indomabili? Sembra sia un aspetto da negare, quando invece sarebbe molto più utile meditare. Non si desidera giustificare un reato, né colpevolizzare una vittima. Però, come al solito, la verità è sempre nel mezzo. 

Di Valentina Mazzella

 

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