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La morte di Frederick: non solo giustizia, anche più attenzione circa il patto educativo

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Fiori lasciati in memoria di Frederick (foto di Valentina Mazzella).

POMIGLIANO D’ARCO – Sono trascorsi giorni, ma la morte di Frederick fa ancora discutere. Parliamo del clochard di 43 anni ucciso da due 16enni a Pomigliano d’Arco la notte tra il 19 e il 20 giugno. Un episodio di cronaca agghiacciante. Oggi nei TG nazionali è stato condiviso il video che i due aggressori hanno filmato con i cellulari durante il reato. I due minorenni hanno dichiarato agli inquirenti di aver reagito a una provocazione, ma dalla registrazione emergerebbe il contrario. Frederick, con un voce po’ flebile, avrebbe cercato di difendersi dicendo loro di essere “uno bravo”, forse inteso come “innocuo”. Il tutto prima del pestaggio.

Sono stati organizzati dibattiti e marce per onorare la memoria di Frederick. Sono state spese molte parole per denunciare l’importanza della lotta alla violenza e soprattutto al razzismo. I valori della giustizia, della legalità, dell’accoglienza e della solidarietà non dovrebbero mai essere messi in discussione. Dopo il profondo dolore condiviso per la scomparsa di Frederick, non è possibile non fermarsi tuttavia a riflettere anche sulla giovanissima età dei due colpevoli. I due ragazzi devono assolutamente pagare come sarà stabilito dal Tribunale.

Marcia del 22 giugno a Pomigliano d’Arco (foto di Valentina Mazzella).

Eppure non si può fare a meno di pensare a come un reato così grave commesso da due adolescenti rappresenti innanzitutto una grandissima sconfitta per tutta società. Una vicenda che costringe a ragionare sulle difficoltà pedagogiche con cui si è costretti a fare i conti. Un evento che scuote le coscienze e chiama tutte le agenzie educative del territorio a interrogarsi, a essere più presenti. Non bastano i controlli delle forze dell’ordine e delle istituzioni. Non bastano i divieti e le coercizioni.

Il dialogo tra scuola e famiglie andrebbe ad esempio incentivato. Tutto il celebre patto educativo deve essere potenziato. In particolar modo nei territori più ai margini. I ragazzi hanno bisogno di stimoli positivi, di punti di riferimento. Soprattutto di alternative. Laddove emergono svantaggi di natura sociale ed economica, vanno aiutati. È necessario mostrare loro che esiste una realtà non governata dalla brutalità e dalla legge della prevaricazione. Spronare loro ad aprire i propri orizzonti. Guidarli nell’apprendere gli strumenti fondamentali dell’empatia. Non è retorica. Non sono frasi fatte. È un’urgenza sempre più impellente per costruire un ambiente più sano per tutti. Un mondo in cui Frederick sarebbe ancora vivo tra noi.

Di Valentina Mazzella

 

 

 

 

 

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