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“Le Baccanti” di Andrea De Rosa: al Mercadante un Euripide un po’ metal

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RECENSIONE – Un po’ metal, un po’ rock… il termine che preferite per descrivere uno spettacolo dalla trasgressione e l’intensità aggressive. Queste le parole più adatte a descrivere lo spettacolo “Le Baccanti” di Euripide che la regia di Andrea Di Rosa ha portato al Teatro Mercadante di Napoli (sulla scena fino al 3 dicembre). Per raggiungere un esito del genere è stato naturalmente curato un adattamento che ha saputo donare toni moderni ai miti dell’antica Grecia. In questo hanno contribuito le luci proiettate a fasci come nei concerti, la scenografia essenziale, i vestiti odierni di alcuni personaggi. Portare sul palcoscenico uno stralcio di epica e rappresentare una divinità pagana non era una sfida da poco. De Rosa però ci ha provato e ci è riuscito evocando la perversione, la lussuria e il dispotismo di un Dioniso (Federica Rosellini) androgino con angoscianti giochi di ombre, assordanti boati, parziali nudità femminili, corpi che si dimenano, corpi che si intrecciano, corpi che si sfiorano e si toccano. Tutto lo spettacolo ricorda un grande amplesso in cui addirittura il microfono sembra esser sedotto da Dioniso.

E poi l’incredulità, l’esaltazione della cultura edonistica, la vita ridotta a una mera ricerca del piacere, il ruolo della donna nella società, i pregiudizi, la curiosità, la dignità smarrita e calpestata, la vendetta spietata, la violenza, l’assassinio, i rimorsi, la follia. Tutti grandi temi che riguardano da vicino la condizione umana e molti dei suoi dubbi etici. La tragedia è stata scritta nel V secolo a.C., eppure dopo oltre duemila anni interroga ancora lo spettatore. Nella Tebe di Penteo (Lino Musella) l’uomo moderno può ancora rispecchiarsi e forse scoprire se stesso sotto altri aspetti, lontano dai freni inibitori imposti dalle consuetudini sociali. Può rivedere certe dinamiche, la sorte del genere umano che non fiuta il pericolo e, ieri come oggi, apre gli occhi solo dopo le disgrazie.

Di Valentina Mazzella

 

Con: Marco Cavicchioli, Cristina Donadio, Ruggero Dondi, Lino Musella, Matthieu Pastore, Irene Petris, Federica Rosellini, Emilio Vacca, Carlotta Viscovo e con le allieve della Scuola del Teatro Stabile di Napoli Marialuisa Bosso, Francesca Fedeli, Serena Mazzei.

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