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L’eterna favola di cenerentola

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Lunedì 4 luglio è andata in onda su Rai 1 il cult movie Anni 90 che rilanciò la carriera di Richard Gere e lanciò quella di Julia Roberts. Ma non dovevano essere loro i protagonisti, come diversi dovevano essere titolo e finale. E non doveva essere neppure una commedia
Julia Roberts convinse il ben più famoso ma restio ad accettare Richard Gere.
L’indecisione di Gere svanì, forse per merito del sorriso della Roberts.
Pretty woman, la commedia di Garry Marshall sulla storia tra la prostituta ricciolona Vivan Ward (Julia Roberts) che fa innamorare il manager senza cuore Edward Lewis (Richard Gere) è una favola senza tempo. 
La favola di Cenerentola a Los Angeles colpisce ancora.
Shopping, passione, sogno americano. Pretty Woman è un cocktail di emozioni e suggestioni.
Chi non ha canticchiato “Oh pretty woman” di Roy Orbison o non si è commosso ascoltando “It must have been love” dei Roxette?
Vivian ci insegna cosa è il vero riscatto.
Nell’immaginario collettivo, una prostituta viene vista come un oggetto privo di sentimenti, ma Vivian (Julia Roberts) è in grado di insegnare cosa sono i sentimenti ad un uomo disilluso dalla vita.
Edward riesce a superare quei blocchi emotivi che lo rendevano restio all’amore, l’incontro con Vivian gli fa comprendere il significato di fiducia e riesce ad essere se stesso. In questa crescita, in questa presa di coscienza del proprio io e delle proprie emozioni, riesce ad inserirsi quello che chiamiamo “lieto fine”. Un lieto fine non banale ma frutto di un percorso sofferto.
Le favole a volte si avverano, mentre le previsioni dettate dal buonsenso molto spesso no, e allora tanto vale sognare.

Pietro Pipia

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