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Lo stile vintage e le sue molteplici sfaccettature nel cinema di Wes Anderson.

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Napoli – Un Wes Anderson ancora giovanissimo ci riporta ai tanto amati quanto produttivi anni Settanta, riuscendo perfettamente a racchiudere i ruoli fondamentali di regista, scrittore e produttore. Con una struttura narrativa semplice e descrittiva, ci proietta nel mondo stravagante e complesso dei suoi protagonisti. Un genio della finanza (Ben Stiller), una talentuosa drammaturga (Gwyneth Paltrow) e un campione di tennis (Luke Wilson).

Tre fratelli che al mondo esterno potranno apparire geniali e certamente ricchi di talento, ma che celano al loro interno un profondo senso di smarrimento, dinanzi ad una vita che può regalargli tutto meno che la felicità, spesso frutto di equilibrio tra la soddisfazione della vita pratica e quella mentale.
La depressione in tutte le salse, dalle strambe fissazioni di Chas, che dopo la scomparsa della moglie trascinerà nelle sue maniacali ossessioni anche i suoi due figli, alla totale chiusura alla vita di Margot e Ritchie, i quali, resteranno intrappolati nei loro pensieri, offuscando una qualsiasi forma di apertura al mondo circostante.
Affiancati da attori, mai marginali, del calibro di Anjelica Huston, Bill Murray e un eccezionale Gene Hackman, le vite dei tre fratelli si incroceranno grazie al desiderio di “redenzione” del loro padre che, dopo anni di assenza, si fingerà malato terminale per passare del tempo con loro.
Il film, come avrete potuto notare, non manca certo di spunti di riflessione. Spunti che verranno resi noti allo spettatore senza alcuna forzatura, quasi giocando sulle problematiche esistenziali fino a rendere buffi i personaggi.
Colori caldi in una fotografia che ci illustra uno stile vintage e retrò anche nelle colonne sonore e nella scenografia. Tonalità accese in un ambiente familiare, a tratti infantile, circondato da disegni sui muri e camerette con tende da campeggio allestite al loro interno.
Tutto si ferma all’adolescenza.
Ci rintaniamo in un mondo surreale che ci riporta spesso all’infanzia, periodo dal quale non vorremmo mai uscire.
Non accettiamo il naturale cambiamento della nostra vita, le responsabilità alle quali siamo costretti a far fronte nel lungo processo di maturazione. Così assegnamo il tutto alla fantasia perchè in fondo ci è più comodo farlo, senza capire che per arrivare alla felicità interiore c’è bisogno di tanta forza di volontà ed una testa ben salda sulle spalle.
Non lasciamoci dominare dalla pigrizia, viviamo la vita sfruttando in ogni minimo dettaglio ciò che di stupendo riesce a regalarci. Circondiamoci di persone a noi care, condividendo con loro le nostre paure senza alcuna timidezza.
Non lasciamo che gli affetti vadano in prescrizione con il passare del tempo, ma curiamoci di loro.

THE ROYAL TENENBAUMS – Wes Anderson 2011

Di Jacopo Menna

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