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L’ultimo saluto a Luca De Filippo: ieri i funerali a Roma e il lutto cittadino a Napoli

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ROMA – Inaspettata un po’ per tutti è stata la scomparsa di Luca De Filippo avvenuta venerdì 27 novembre 2015 nella casa romana dell’attore. A soli 67 anni l’artista si è spento, portato via da un male incurabile che, dopo un malore, gli era stato diagnosticato appena due mesi fa. Ieri nella capitale si sono tenuti i funerali, dalle 14:00 alle 18:00. È stato scelto un rito laico presso il Teatro Argentina, un modo per salutare un’ultima volta sia la persona che il grande maestro di teatro che Luca è stato in vita. Vi hanno partecipato innumerevoli nomi dello spettacolo: Luciano De Crescenzo, Lina Sastri, Christian De Sica, Vincenzo Salemme, Lello Arena, Maurizio Casagrande, Lina Wertmuller, Sergio Assisi, Marisa Laurito, Toni Servillo, Carlo Giuffré e tanti altri ancora. Fra la folla gremita durante le onoranze, anche alcune figure istituzionali come l’ex-presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, Antonio Bassolino e in rappresentanza del Comune di Napoli l’assessore alla Cultura Nino Daniele accompagnato dal Gonfalone napoletano. Lutto cittadino nella città partenopea con bandiere a mezz’asta sia sul Maschio Angioino che al Palazzo San Giacomo. Durante la seduta del Consiglio Comunale il sindaco Luigi De Magistris ha ricordato l’attore con un intervento. Al San Carlo un minuto di silenzio prima dello spettacolo in programma.

A Roma il feretro dell’attore è stato posizionato ai piedi del palco del teatro. Sopra una maschera di Pulcinella. Alle spalle della bara un susseguirsi di immagini di Luca, molte assieme al padre Eduardo. Il direttore del Teatro Mercadante Luca De Fusco ha spiegato come, appena lo scorso lunedì, avessero inaugurato l’anno accademico della scuola di teatro dello Stabile leggendo un messaggio di Luca rivolto ai “giovani colleghi”. “Ciò che più colpiva era la freschezza e l’entusiasmo che aveva verso i giovani. Con loro e per loro diventava un ragazzino” ha aggiunto De Fusco. Del resto appena lo scorso mese, ad ottobre, si era esibito ancora con successo sul palco dell’Augusteo di Napoli con l’opera eduardiana “Non ti pago”.

Immenso il dolore della famiglia che ha scelto di invitare gli amici e gli stimatori non a comprare fiori, ma a fare una donazione al “Progetto Nisida”. Carolina Rosi, la moglie, spiega che senz’altro Luca avrebbe preferito così perché aveva molto a cuore questa iniziativa volta al recupero di ragazzi sbandati a causa del richiamo dell’illegalità.

Minuti di silenzio, applausi, parole spese sui social e in occasioni ufficiali… Non si potrebbe fare altrimenti di fronte la scomparsa di un uomo che era l’erede di una famiglia che ha fatto teatro per tre generazioni. Anzi, no. Non è esagerato scrivere “erede di una famiglia che è stata il teatro per tre generazioni”. Scarpetta, Eduardo e Luca… In passato tante voci sono circolate. Si vociferava che fra Luca e il cugino Luigi De Filippo pesasse ancora il rancore e la tensione che avevano minato il rapporto fraterno fra i loro rispettivi padri: Eduardo e Peppino De Filippo. Voci smentite da entrambi, sia da Luca che da Luigi anni addietro.

E poi quel pregiudizio che a lungo un po’ tutto il pubblico ha avuto, il vizio di paragonare il figlio al padre. Un confronto che per Luca da sempre dev’esser stato un po’ come un fardello. Fin da quando esordì sul palco dell’Odeon di Milano nell’opera del nonno “Miseria e nobiltà”, interpretando Peppeniello ad appena sette anni accanto a Eduardo. Non ci si stupisce se a ventidue anni scelse poi di recitare ne “Il figlio di Pulcinella” presentandosi con lo pseudonimo di “Luca Della Porta”, sebbene dalla fisionomia del viso non fosse poi tanto difficile percepire una certa somiglianza con un volto del teatro più noto. Forse anche per questo ha voluto dedicarsi nel corso della sua carriera alla sperimentazione anche del teatro di Shakespeare, di Beckett, di Molière, di Pinter e di Pirandello. Se ha avuto l’intraprendenza di provare tecniche di recitazioni volutamente più “a marionetta” o di interpretare i personaggi con un’ironia più nera rispetto al padre. È sempre stato un attore esigente e disciplinato, proprio perché la sua non era un’eredità da poco da sopportare, ha commentato Marisa Laurito. Qualcun altro avrebbe approfittato di quel cognome tanto importante, capace di aprire tante porte con poca fatica, ma lui no. Luca no. In un’intervista dell’Espresso del 2014 alla domanda “È difficile vivere con l’ombra eterna di un padre così?” rispose tranquillo: “Non ho fantasmi di cui liberarmi. Con Eduardo abbiamo avuto le nostre litigate. Ma averlo avuto accanto è stato un privilegio di cui sono orgoglioso, come lo sono di appartenere a una famiglia che fa teatro da tre generazioni”. E a noi – italiani, non solo napoletani – non resta, stretti nel nostro dolore, che essere orgogliosi. Orgogliosi per aver dato i natali a questa dinastia di artisti davvero immensa, senza la quale la nostra tradizione teatrale e culturale contemporanea non avrebbe il valore che oggi le viene riconosciuta dal mondo.

Di Valentina Mazzella

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