Home News Paolo Battaglia La Terra Borgese: Tiepolo? È il mago della pittura veneziana...

Paolo Battaglia La Terra Borgese: Tiepolo? È il mago della pittura veneziana del Settecento

33729
Progetto senza titolo - 1

L’unico mago della pittura veneziana del Settecento, pittore e incisore, nasce a Venezia nel 1696 e muore a Madrid nel 1770: è Giambattista Tiepolo. Venezia barocca sarebbe incompleta senza questo poeta della pittura: il botta e risposta con Paolo Battaglia La Terra Borgese

Paolo Battaglia La Terra Borgese descrive, del Tiepolo, una particolare mano artistica, luminosa, che caratterizza Venezia. È la mano fissata con sensuale ridondanza alle pareti e ai soffitti veneziani, con iridescenza, dove è smagliante la luce delle visioni del Tiepolo.

Tutto è per Tiepolo festa e trionfo – spiega il critico d’arte -, ardore e vittoria, gioia di cieli e voluttà terrestre.

Domandiamo al Critico da cosa si evince tutto questo

I suoi grandi affreschi decorativi – indica Paolo Battaglia La Terra Borgese – e i suoi quadri d’altare commentano una pietà esterna che si distrae volentieri davanti alla luce di un bel volto acceso di estasi amorosa, al turbante di un bel paggio orientale, al raso cangiante di una tunica di Madonna. La stessa Salita al Calvario, della chiesa di S. Alvise a Venezia, piena di luce e di sfarzo cromatico, benché ci commuova col mirabile Cristo in agonia che si accascia sopra un cespuglio, e con le tragiche figure dei due ladroni seminudi, è una festa veneziana, fatta per appagare ben più la pietà degli amatori di pittura che quella dei devoti.

Perché quello del Tiepolo sarebbe il pennello di una mano sensuale?

Non c’è che Paolo Veronese che senta e comunichi allegrezze visive così acute: e a Paolo il Tiepolo rapisce, emulando, il segreto dei serici colori, leggeri e splendidi, sonori e cristallini. Ritroviamo nel Tiepolo le dame – ci informa Paolo Battaglia La Terra Borgese – dai lunghi strascichi, le mense sfavillanti, i commensali tutti perle e oro, i levrieri argentei, i buffoni, le colonnate, le orchestre di Paolo Veronese: ma tutto vive la sensualità fragile e diafana del Settecento, lontana dalla potente gioia di vivere del Secolo d’Oro, incarnata nell’arte larga e piena di Tiziano, di Bonifacio e di Paolo.

Se dovessimo e potessimo dare la nozione di Tiepolitudine della pittura?

Giambattista Tiepolo abbelli l’Europa con l’arabesco delle sue decorazioni – puntualizza il critico d’arte Paolo Battaglia La Terra Borgese -. Venezia ne rifulge. Nella chiesa dei Gesuiti è l’Istituzione del Rosario, con scalee colme di popolo che traboccano in un cielo d’argento; nella Scuola dei Carmini è, in una baldoria di perlati puttini, la gloria di Maria luminosa che prega per i morti dal suo natante grappolo d’angeli e di nubi; nel soffitto della Pietà è il Trionfo della Fede, ovale immenso in cui turbinano le legioni del cielo, dal trono di Dio fin sui margini di quel cratere di luce, frastagliati dal profilo degli strumenti d’una tumultuosa orchestra. Questa è Tiepolitudine.

Cos’è il percorso, quello espositivo del Tiepolo?

È una bella domanda – risponde Battaglia la Terra Borgese – una domanda che richiede lo sforzo di una risposta storica. È il soffitto più bello del Tiepolo, nella chiesa barocca degli Scalzi, con gli Angeli che trasportano la S. Casa di Loreto, fu distrutto da una bomba austriaca, nella notte del 28 ottobre 1915. Nella decorazione profana splendono i soffitti a fresco del Palazzo Rezzonico di Venezia, del Palazzo Canossa a Verona; le spettacolose glorificazioni in pieno cielo, della famiglia Pisani, festeggiata dalle quattro parti del mondo e dalle Arti, nel soffitto della Villa Pisani a Stra; le mitologie ridenti dell’Iliade e dell’Eneide e le favole amorose dell’Ariosto e del Tasso, illustrate su fondi di bianche architetture di sogno, sulle pareti e sui soffitti della Villa Valmarana di Vicenza, trionfo dell’immaginazione smagliante dell’artista e della sua magica virtù di liberare le figure dai riquadri e dalle cornici, per farle vivere e dialogare con noi.

Scusi Critico: quand’è che Tiepolo raggiunge la perfezione della magia decorativa cui lei Paolo Battaglia La Terra Borgese allude?

Certamente, con cognizione storica, quando Giambattista ebbe da ornare il superbo Palazzo Labia a Venezia (1754-56). Gerolamo Mengozzi Colonna, suo costante coadiuvatore nelle prospettive e nelle inquadrature, gli dipinse nelle pareti del salone due splendide architetture in forma d’archi trionfali: e nel vano dei due archi il Pittore rappresentò, con un pennello che sembra intinto nella polvere di perle, di smeraldi e di opali, l’imbarco di Cleopatra e il convito famoso, durante il quale la Regina, per abbagliare Antonio, fuse una perla nel cecubo (vino, ndr).

C’è da dire che – puntualizza Paolo Battaglia La Terra Borgese Giovan Battista Tiepolo, prima di tuffarsi nell’esaltante atmosfera di Paolo Veronese, aveva imparato ad amare la composizione teatrale e l’alta luce dall’ammaestramento diretto di Gregorio Lazzarini, notevole pittore veneziano, che disegnava con correttezza ma che ben poco sapeva dire al senso ed alla fantasia con le sue tornite accademie. Furono Sebastiano Ricci e il Piazzetta ad aprire gli occhi al giovane ansioso di perfezione: lo aiutarono a capire Paolo Veronese.

Di cosa si avvalse il Tiepolo?

L’aver veduto opere del Lys, sparse in chiese veneziane, gli giovò pure molto: il Tiepolo rivisse le ventate di luce d’argento e sviluppò la fattura vaporosa e i forti giochi d’ombra del pittore olandese o tedesco. D’allora in poi il nostro artista sale di vetta in vetta. Le città dell’Italia settentrionale lo disputano a Venezia. Troviamo suoi capolavori decorativi a Stra e Vicenza, a Udine, e a Verona, a Bergamo e a Milano (affreschi nel palazzo Clerici). Nel 1751 si reca, coi figliuoli e cooperatori Gian Domenico e Lorenzo, in Franconia, ad ornare di affreschi il palazzo del Principe Vescovo a Wurzburg. Nel 1761 parte, per invito di re Carlo IlI, alla volta di Madrid, accompagnato dai due figli, e vi dipinge, sopra due sterminati soffitti del Palazzo Reale, Enea condotto al tempio dell’Immortalità e il Trionfo della Spagna. Aveva 68 anni: e la sua mano non è mai stata cosi ferma e agile, e il suo genio non ha mai proiettato visioni cosi grandiose e luminose.

Concludendo, il fascino del Tiepolo?

Concludendo in Tiepolo – riprende Paolo Battaglia La Terra Borgese – c’è qualcosa dell’abbondanza creativa di Rubens e della longevità intellettuale di Tiziano. È così.

Lascia una risposta

Please enter your comment!
Please enter your name here