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Portogallo: con il “diritto alla disconnessione” stop ai messaggi dopo l’orario di lavoro

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Nell’era della digitalizzazione e del “sempre connessi”, in Portogallo il governo ha approvato una legge storica: il datore di lavoro non potrà più inviare messaggi ai propri dipendenti fuori dall’orario lavorativo. Discorso analogo per mail e telefonate. Lo scopo di questa decisione è tutelare finalmente i lavoratori, in particolar modo coloro che sono a casa in smart working. Chi infatti non lavora recandosi in un ufficio o in un luogo fisico, non timbra il classico “cartellino”. Capita così spesso che per i lavoratori da remoto assolvere mansioni su richiesta anche nel tempo libero sia considerato normale, accettabile. Anche senza che queste azioni vengano poi considerate e retribuite adeguatamente come straordinari. Con la nuova legislazione, invece, in Portogallo i datori di lavoro da oggi potrebbero incorrere in gravi sanzioni se scriveranno ai dipendenti prima dell’inizio della giornata o dopo la fine. Faranno eccezioni solo le piccole aziende con meno di dieci dipendenti dove la regola non verrà applicata.

In realtà non è una novità assoluta. Si tratta del noto “diritto alla disconnessione” già in vigore in Francia da anni e richiesto da alcuni sindacati in Italia. Secondo alcune indagini risulterebbe che il 71 per cento degli italiani risponde ai messaggi inviati al di fuori dell’orario di lavoro e il 68 per cento lo fa addirittura immediatamente. Pare non sia nemmeno una questione di età anagrafica poiché anche tra i lavoratori più anziani la quota dei sempre connessi è del 66 per cento.

In una vecchia intervista, anni fa, Ilario Alvino, giuslavorista e professore all’Università La Sapienza di Roma, commentava: “Il tema va posto nella giusta prospettiva. Il lavoro agile è un’ottima opportunità per le persone e per le aziende. È vero che l’unica norma che parla di disconnessione è la l’art.19 della legge 81/2017 sul lavoro autonomo e il lavoro agile, ma è piuttosto un problema legato alle nuove tecnologie e riguarda tutti, anche chi lavora con modalità tradizionali. E in quanto tale va regolato, come è già avvenuto in altri Paesi, per esempio in Francia dove c’è una legge sulla disconnessione”.

In teoria tutti sanno che il lavoratore potrebbe anche non rispondere negli orari extra-lavorativi. Tuttavia è pur sempre una forma di pressione psicologica. Una norma simile appare necessaria perché con le nuove tecnologie il lavoro da remoto può intaccare la qualità della vita, del tempo libero e delle relazioni sociali apportando ansia e stress. Pertanto è urgente ricercare anche in Italia nuove contrattazioni con regole precise per conciliare i tempi di vita e la qualità del lavoro nel modo più efficiente possibile.

Di Valentina Mazzella

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