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Rai Due, “Genitori in trappola”: riguardare un classico dell’infanzia da adulti

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Il seguente articolo contiene anticipazioni sulla trama.

CINEMA – Per crescere/invecchiare bene bisognerebbe sempre conservare lo sguardo genuino e ingenuo che si aveva da bambini. Soprattutto la stessa capacità di meravigliarsi. Purtroppo ci si rende conto di quanto sia difficile quando si guarda di nuovo un classico della propria infanzia e lo si analizza con occhi diversi. Ad esempio quando si riguarda “Genitori in trappola” a distanza di ventisei anni dalla sua data di lancio nelle sale cinema. Parliamo del famosissimo film Disney del 1998 che è stato trasmesso ieri sera da Rai Due per colmare il palinsesto. Probabilmente qualsiasi Millennial nato negli anni Novanta, da piccolo, avrà visto più e più volte “Genitori in trappola”. Nei primi anni Duemila era un titolo trasmesso di frequente in televisione.

Il film, diretto dalla regia di Nancy Meyers, è anche la pellicola che ha battezzato Lindsay Lohan nel mondo dello spettacolo con la sua prima apparizione cinematografica. All’epoca la giovanissima attrice, nonostante fosse esordiente, ottenne moltissimi riconoscimenti e nomination per il ruolo interpretato. La Lohan recitava nei panni di due gemelle, Halley e Annie: due sorelle separate alla nascita dai genitori che avevano scelto di divorziare poco dopo il parto. Per non essere costretti a vedersi più, i due avevano deciso di prendere ciascuno una bambina in custodia rinunciando per sempre a vedere l’altra.

Ebbene, si potrebbe obiettare: cosa c’è che non va? E la risposta sarebbe: un paio di cose. In primis si stringe il cuore nell’ammirare quanto fosse piccola e innocente la Lohan. Nel ’98 tutti pronosticavano che sarebbe diventata un’attrice dalla carriera d’oro. E in effetti ha recitato poi in altre commedie note. Ciononostante, a un certo punto, il suo percorso lavorativo ha subito una battuta d’arresto. Come tante altre baby-star della Disney, Lindsay Lohan, crescendo, è stata spesso al centro del gossip. Precipitata in un girone di droga e alcol, è stata arrestata più volte. Al momento sembra aver ritrovato la retta via almeno da diversi anni.

In ogni caso ciò che più disorienta della visione di “Genitori in trappola” da adulti è la grande sospensione dell’incredulità richiesta al pubblico. Il film è un’adorabile commedia romantica, un po’ sentimentale e un po’ drammatica che regala tante scene divertenti. Eppure per gli spettatori, ormai smaliziati, diventa più complicato accettare l’idea che qualche tribunale abbia davvero accettato legalmente un patto come quello dei genitori delle gemelle nella trama. Ogni volta in cui la madre o il padre abbraccia la figlia che non ha cresciuto, con la sensibilità di oggi, diventa difficile non riflettere anche sull’egoismo di entrambi.

Certo, la finzione è finzione. Però in “Due genitori in trappola” vediamo due adulti disposti a dividersi le figlie non come se fossero persone, ma degli oggetti. Del tutto indifferenti di fronte ai traumi e ai vuoti affettivi che avrebbero e hanno riservato loro solo per la propria immaturità emotiva. Quando le gemelle rivelano lo stratagemma del loro scambio, Nick (Dennis Quaid) ed Elizabeh (Natasha Richardson) improvvisamente si mostrano commossi nel conoscere rispettivamente la figlia che non hanno cresciuto. Nonostante ciò, testardi come muli, ancora non vogliono ascoltare il desiderio – sacrosanto – delle ragazzine di condividere del tempo anche con l’altro genitore con continuità.

In aggiunta, di fronte agli scherzi pericolosi delle gemelle, forse addirittura il personaggio di Meredith (Elaine Hendrix), nel suo incarnare l’antagonista stereotipata, appare essere il personaggio meno sordido della narrazione. In conclusione “Genitori in trappola” resta uno dei film must dell’infanzia, di quelli che fa piacere apprezzare insieme a tutta la famiglia sul divano. Tuttavia non bisogna porsi troppe domande. Riguardando la storia con gli occhi disincantati, si prova infatti un piccolo sussulto nel riflettere su quanto in realtà sia un film molto meno romantico di quel che sembra o ricordavamo.

Di Valentina Mazzella

 

 

 

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