Home Food “Signora Bettola”, quando il profumo sa di ricordo.

“Signora Bettola”, quando il profumo sa di ricordo.

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Signora Bettola è un’osteria al centro di Napoli. Con le tovaglie in cotone leggero che sanno ancora di bucato, quelle a quadri bianche e rosse, che sembrano uscite dal cassetto di una casa di campagna dalle pareti in calce bianca, i portici in legno e il profumo inconfondibile dei gelsomini – che non esiste al mondo altro odore in grado di riportarmi indietro nel tempo così velocemente – o dalla tasca esterna della borsa in corda un qualsiasi lunedì di Pasquetta, per il primo picnic dell’anno. Ieri ero a pranzo lì. Il vino rosso – che si dice faccia bene al cuore – e le polpette fritte a profusione, il pane nel sugo del ragù  e la genovese che s’impregna ovunque, anche nelle tasche della giacca. Il menù in napoletano ad elogiare la tradizione – decisamente controcorrente in questa epoca di nouvelle cuisine. La tenacia delle abitudini e la bellezza da far nostra e insegnare a custodire. Come quella dei panni stesi ad asciugare al sole sulle case di via dei Tribunali, dei pomodorini del piennolo rossi e gialli nei cestini di vimini appesi al soffitto, dei tegami in vista – che l’ordine non è mai appartenuto a una cucina – degli scolapasta in alluminio verniciato e dei canovacci stropicciati – a riportarci nelle cucine di una volta, quando c’erano più figli che dispense. A riportarci lì, perché abbiamo il bisogno fisiologico di riappropriarci della normalità. Che ormai è la vera trasgressione. Perché abbiamo bisogno di riti e di routine e non solo quando si parla di skincare. E comunque, la pasta olive e capperi all’ora di pranzo inganna, sembra solo pasta ed invece è ricordo. 

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