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“Spider-Man: Far from home”: Bimbo-Ragno passa per Venezia

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RECENSIONE“Casa dolce casa” si dice, eppure nel suo ultimo film il nostro amichevole Spider-Man di quartiere dimostra di sapersela cavare egregiamente anche dall’altra parte del mondo. Bimbo-Ragno attraversa l’oceano Atlantico per un semplice viaggio scolastico e si ritrova ad affrontare minacce, a combinare come al solito guai e a compiere grandi imprese in varie città europee. Questa è stata la prima sfida accettata “Spider-Man: Far from home” di Jon Watts: portare il nostro supereroe lontano dalla sua abituale comfort-zone del Queens.

E già a questo punto si lasci affermare che sensazionali sono in particolar modo le sequenze girate a Venezia. Dimostrazione lampante del fatto che, se mai in Italia decidessimo di investire seriamente grandi budget nel cinecomics, le nostre location non avrebbero nulla da invidiare alle scenografie americane per le storie di supereroi! Altro che grigi grattacieli newyorchesi… Vedere gli effetti speciali applicati ai canali di Venezia con le possibilità dell’architettura tricolore e delle nostre peculiarità è stato spettacolare! D’altronde lo sa bene, ad esempio, Gabriele Mainetti che nel 2015 ambientò “Lo chiamavano Jeeg Robot” nell’italianissima Roma con tanto di eroe in cima al Colosseo. Un po’ più scettico Gabriele Salvatores che per “Il ragazzo invisibile” a suo tempo in un dibattito al Napoli COMICON ammise di aver scelto Trieste come sfondo perché “visivamente la meno italiana delle città in Italia”. Pertanto la fantastica fotografia di “Spider-Man: Far from home”, inconsapevolmente, offre anche una piccola riflessione anche per il nostro panorama cinematografico.

Per il resto tante cose bollono in pentola in questo episodio della saga. C’erano tante spiegazioni da rendere al pubblico dopo “Avengers: Endgame” e non è per nulla di poco peso la proposta di un Peter Parker chiamato a raccogliere l’eredità di Iron-Man. Fra l’altro la presenza del fantasma di Tony Stark si respira per tutti i centodieci minuti di proiezione. Quindi siamo di fronte a una trama ricca, ma ben costruita con situazioni e dialoghi spesso esilaranti. Una sceneggiatura che mira a decostruire abbastanza l’immaginario classico che il personaggio di Spider-Man ha avuto per settant’anni per reinventarne uno un po’ più fresco. Si pensi ad esempio alla giovane età della zia May e alla totale assenza dello zio Ben.

Tuttavia ciò che resta inalterato è lo spirito e la psicologia di un ragazzo normale alle prese con responsabilità apparentemente più grandi di lui. Comune infatti è la quotidianità condotta da Peter, interpretato da Tom Holland ancora una volta egregiamente. Non a caso il film non si preclude spezzoni da commedia amorosa-adolescenziale oltre alle obbligate scene d’azione da mitologia Marvel. Il tutto senza risultare smielato, strappando sempre una risata dei presenti in sala. Anche la netta divisione fra buoni e cattivi, non troppo originale, non disturba. Il finale lascia i giusti elementi per creare suspense e accattivare la fiducia nei prossimi episodi che attendiamo con trepidazione.

Di Valentina Mazzella

 

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