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Storia, perché nel Medioevo dormivano seduti e non sdraiati? Tra abitudine e superstizione

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CULTURA – Sull’avventuroso millennio del Medioevo sono innumerevoli le curiosità che potrebbero essere elencate e raccontate. Tra le tante una delle più singolari riguarda senz’altro le abitudini del sonno. Ad esempio nel Medioevo c’era l’uso di dormire non sdraiati come appare ovvio fare nel presente. Si dormiva da seduti. Ebbene, sì: con la schiena sollevata. A testimonianza di questa pratica, ci sono diversi ritrovamenti e soprattutto un ricco repertorio iconografico. I letti medievali avevano delle dimensioni ridotte per quanto riguarda la lunghezza. Non perché le persone fossero mediamente più basse, ma proprio perché era consuetudine dormire da seduti.

Alla base di questa usanza due motivi di diversa natura. Da un lato una ragione di ordine culturale: si riteneva che portasse sfortuna dormire stesi perché era la posizione in cui veniva deposti i morti. Si temeva che da sdraiati si potesse involontariamente convocare la Morte. Sulla stessa scia superstiziosa, durante il sonno si cercava in tutti i modi di conservare la bocca chiusa affinché non potessero entrarci di notte dei demoni. L’altro motivo era sicuramente più pragmatico. Dormire sollevati favoriva una digestione migliore attenuando gli effetti di un eventuale reflusso gastro-esofageo di cui all’epoca purtroppo soffrivano in molti a causa di un’alimentazione ricca di grassi e di proteine e, in generale, non composta ordinariamente da cibi di qualità.

Oggi la lingua raccoglie ancora una sorta di eredità da queste antiche abitudini cadute in disuso. Pensiamo ad esempio alla parola “testata”, “la testata del letto”. Deriva, per l’appunto, dal fatto che in epoche remote le persone vi appoggiassero per davvero la testa. In egual modo il termine “spalliera” prende il nome dalle spalle che chi dormiva vi poggiava contro. Nulla di più semplice.

Spesso i letti erano in compenso più larghi di quelli contemporanei. Soprattutto nelle famiglie dalle condizioni più indigenti le diverse piazze servivano ad accogliere nel medesimo letto i figli, i servi e addirittura gli ospiti. Spesso i materassi erano accumuli di paglia o piume, a seconda dell’estrazione sociale. Era comune dormire da nudi, ma sempre con una cuffia bianca sul capo: probabilmente per arginare il problema dei pidocchi. 

Erano tempi in cui anche il ciclo del sonno era del tutto diverso da quello attuale. Nell’immaginario collettivo è abbastanza risaputo che l’uomo medievale andasse a letto dopo il tramonto e iniziasse la sua giornata all’alba. Informazione, questa, corretta. Tuttavia va precisato che sia erroneo pensare che, ad esempio in inverno, le persone dormissero per quattordici ore consecutive! Fino al XIX secolo (ossia prima che la vita notturna diventasse “di moda”) la notte era divisa solitamente in primo e secondo sonno. 

Mediamente “il primo sonno” durava un quattro ore, almeno fino a mezzanotte. Poi ci si destava, si consumava anche un pasto e ci si dedicava ad altre attività. Magari più pratiche tra i ceti subalterni, più intellettuali nell’alta estrazione sociale. Dopodiché ci si coricava per “il secondo sonno” fino all’alba, grosso modo dalla durata di sei ore. Stranamente non ci sono fonti o espressioni linguistiche che attestino l’abitudine di un pisolino pomeridiano oppure che denuncino i disturbi del sonno come l’insonnia. In ultimo ancora più bizzarro è scoprire, grazie all’etologia, che i medesimi ritmi del sonno sono condivisi in natura dagli scimpanzé. Conoscere certe tradizioni e questi dettagli è interessante perché ci permette davvero di interrogarci meglio sugli usi correnti che troppo spesso diamo per scontati.

Di Valentina Mazzella 

 

 

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