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Napoli, “no al carcere” per Simone Isaia, il clochard che diede fuoco alla Venere degli stracci

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Raccolte oltre 5mila firme per chiedere che Simone lasci il carcere di Poggioreale per essere curato in strutture adatte

Cure e no carcere per Simone Isaia, il 32enne senza fissa dimora, accusato dell’incendio dell’opera ‘La Venere degli stracci’, del maestro Michelangelo Pistoletto, che era stata posta in piazza Municipio. Oggi, a un mese esatto dal rogo, si e’ tenuto un sit in davanti ai resti dell’opera, per chiedere che il giovane lasci il carcere di Poggioreale per essere curato in strutture adatte.

La manifestazione è stata organizzata da Iod edizioni, Pastorale carceraria della Chiesa di Napoli, associazione Liberi di volare, Chiesa evangelica libera di Casalnuovo, United Colors of Naples, Tribunale 138.

“Simone a Poggioreale è in una situazione davvero deprimente e in cui sta peggiorando giorno dopo giorno – ha detto don Franco Esposito, direttore della Pastorale carceraria della Chiesa di Napoli – l’ho incontrato varie volte di cui l’ultima proprio ieri e credo che bisognerebbe al più presto affidarlo a una casa di accoglienza e di cura perché possa essere davvero rimesso in sesto e dare anche un suo contributo positivo”. Simone – come riferito dal parroco – a Poggioreale condivide la cella con altre sette persone.

“Noi come Chiesa di Napoli – ha aggiunto – abbiamo dato la nostra disponibilità ad accogliere Simone nella casa d’accoglienza ‘Liberi di volare’ così come anche la Chiesa di Salerno ha dato la propria disponibilità. Simone è un ragazzo intelligente, capace, ma il suo disadattamento è dovuto all’emarginazione e all’essere messo da parte da questa società che nel momento in cui si commette uno sbaglio come unica risposta rinchiude le persone. L’unica vera opera d’arte da restaurare è la persona“.

E intanto la petizione in cui si chiede alle istituzioni che Simone venga curato e lasci il carcere, ha raccolto 5.085 firme e oltre 450 commenti.

“La petizione nasce dalla volontà di volere ristabilire un equilibrio tra quanto accaduto, che è grave, e il disagio mentale e sociale di Simone e di tanti giovani – ha spiegato Pasquale Testa, di Iod Edizioni, in occasione del sit-in in piazza Municipio – Abbiamo notato che nell’immediato, nei primi quindi giorni dopo l’incendio, l’opinione pubblica era molto arrabbiata rispetto alla figuraccia fatta dalla città di Napoli davanti al mondo intero ma questo ha fatto dimenticare la persona che c’era dietro al dramma, la sua condizione di vita, di povertà, di disagio mentale”.

Secondo i numeri forniti, a Napoli ci sono ben 2mila persone, “soprattutto giovani”, che vivono per strada, senza dimora, senza avere da mangiare, senza i bisogni primari. “Vogliamo porre – ha concluso Testa – il tema dei senza tetto, dei giovani che in questa città, come in tutte le grandi città, possono trovarsi all’improvviso nel mondo degli invisibili e Simone è esempio di questa realtà”.

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