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“Il ventre di Napoli – Prima parte”: la voce di Matilde Serao torna al Teatro Ridotto Mercadante

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Di Valentina Mazzella

 

RECENSIONE – Per dar vita a uno spettacolo eccezionale non c’è necessariamente bisogno di grandi palcoscenici, tanti attori, scenografie dettagliate o mirabolanti effetti speciali. Ce lo dimostra il Teatro Ridotto Mercadante di Napoli portando in scena fino al 25 febbraio, nel tepore delle sue piccole quattro mura, l’eccellente rappresentazione de “Il ventre di Napoli – Prima parte” guidato dalla regia di Fausto Nicolini. Lo spettacolo racconta la prima parte della travolgente e audace inchiesta giornalistica che la scrittrice napoletana Matilde Serao compose a soli ventotto anni nel 1884 mettendo insieme una serie di articoli scritti in risposta all’allora Presidente del Consiglio Agostino Depretis che, come soluzione contro l’imperante degrado delle condizioni igienico-sanitarie della città partenopea e la dilagante epidemia di colera che l’affliggeva, aveva pensato di inaugurare “un’operazione di Risanamento affinché Napoli venisse sventrata”. I quartieri più poveri, più bassi, più sudici, quelli mai illuminati dal sole, dove lo sporco, la malattia e l’ignoranza facevano da padroni, sarebbero stati demoliti. Ma Matilde non ci stava e con l’ardore delle sue parole e il suo inconfondibile stile protestò contro quel Governo avido e superficiale che Napoli non la conosceva per davvero. Così come non conosceva le vite di chi in quei quartieri sciagurati ci trascinava l’esistenza fra stenti, sacrifici, tradizioni, usi e costumi folcloristici.

Ed è proprio da quella impetuosa inchiesta che nasce il monologo che l’attrice Chiara Baffi, nuovamente nei panni della Serao, sta offrendo al pubblico in queste serate. Un’interpretazione notevole, passionale, profonda, sentita fino agli occhi rossi di lei e le lacrime in quelli degli spettatori. Eccola, la romantica Matilde intenta a descrivere cosa ci sia nel ventre di Napoli, quale sia questo viscerale ventre che Depretis voleva “sventrare”. Ora gridando la sua rabbia per le ingiustizie direttamente al Governo. Ora seduta al tavolino di uno dei tanti Caffè di Napoli in cui era solita intrattenersi, rivolgendosi a Federico Odling che, suonando delicate musiche dal vivo per tutta la rappresentazione, le fa da interlocutore come fosse uno dei clienti del locale. Si parla di tutto: delle abitudini, del lavoro, del lotto, del cibo, della pietà verso il prossimo. E infine un telo che viene strappato e le scenografie di impatto elaborate dall’Accademia delle Belle Arti graffiano gli sguardi di chi ascolta le grida adirate e ferite della Baffi. È un velo di Maya quello che cade: via le illusioni, via le bugie, strada alla verità. Tutto lo spettacolo salta ed esplode come un grande urlo di malinconica contestazione, capace di turbare chi vi assiste soprattutto nel momento in cui si constata che, a distanza di oltre un secolo, la situazione non è cambiata. L’Italia è la stessa e, pur senza colera, anche Napoli. Medesima politica disattenta, medesima amministrazione truffaldina e le parole di Matilde Serao purtroppo sempre attualissime.

 

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