Upas: il nuovo rapporto critico tra l’intelligenza artificiale e la scuola

Sovente anche un’attività frivola può ispirare riflessioni su temi più delicati o di attualità. Capita, ad esempio, guardando “Un posto al sole” la sera. La nota soap opera partenopea di RaiTre, da quasi trent’anni, entra quotidianamente nelle case delle famiglie italiane allo stesso orario. Ormai è abbastanza risaputo che non alterni soltanto intrighi e tradimenti a siparietti da commedia napoletana. Spesso gli autori amano proporre al pubblico storie che sono veri pretesti per sensibilizzare su un tema oppure per invitare a riflettere su argomenti divisivi.

Proprio in questi giorni ad esempio gli episodi stanno discutendo dell’uso improprio che alcuni studenti fanno dell’intelligenza artificiale a scuola. Nella fiction il personaggio di Viola Bruni (Ilenia Lazzarin) è una professoressa delle scuole medie e ha scoperto che alcuni suoi alunni hanno usato l’AI come espediente a casa per sbrigare più velocemente i compiti a casa invece di studiare. La soap mostra anche altre dinamiche: ad esempio il problema dei genitori assenti nel seguire i figli oppure quello dei genitori che, a prescindere, difendono i figli anche quando hanno torto.

Tornando tuttavia al tema dell’insegnamento, il racconto fa meditare su quali nuove sfide nel presente la scuola debba affrontare. Oggi più che mai un docente non può più permettersi di assegnare solo compiti per casa. Il famoso tema svolto in aula, in presenza, diventa fondamentale. Anche in passato uno studente a casa poteva far ricorso a soluzioni alternative. Spronato dalla pigrizia, in assenza della tecnologia, era possibile copiare un testo da altre fonti. Era più difficile, ma non impossibile. Esistevano ad esempio i celebri “temari”: dei libri che contenevano una variegata collezione di temi già svolti.

Pertanto nel 2025 è ancora più inammissibile che un docente abbia l’ingenuità di fidarsi della maturità degli studenti. Da quando il mondo è mondo, ci son sempre stati dei Lucignolo che a scuola preferivano fare i “furbetti”. È dunque responsabilità dell’insegnante prevenire il verificarsi dell’astuzia. Approfondire la conoscenza degli studenti, saper valutare in maniera adeguata il loro rendimento. Senza servir loro la possibilità di essere scaltri su un un piatto d’argento.

“L’occasione fa l’uomo ladro”. Gli adolescenti devono crescere, imparare la lezione. Certo. Tuttavia è anche vero che l’immaturità è parte integrante della loro crescita. Un adulto dovrebbe saperla lunga e prevenire. Proprio questa criticità invoca così l’esigenza di una buona educazione digitale non solo per gli studenti, ma anche per il corpo docenti.

Di Valentina Mazzella

 

 

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