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La storia di Clara Woods: la ragazzina che parla attraverso l’arte

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Capita alle volte, girovagando per il web e per i social, di incontrare non solo l’odio e la frustrazione dei leoni da tastiera, ma anche belle storie che hanno molto da insegnare a chi le legge. È il caso della storia di Clara Woods, una ragazza di quattordici anni che non parla, ma comunica superbamente attraverso l’arte.

Clara è nata il 10 marzo 2006 in Italia, a Firenze. È stata purtroppo colpita da un ictus prenatale che per i medici avrebbe dovuto condannarla a un’esistenza da vegetale. Ciononostante, grazie a un programma di riabilitazione, è avvenuto un miracolo. Clara ha mostrato a tutti suoi progressi e le sue capacità motorie. Oggi non può parlare, leggere o scrivere. Tuttavia capisce tre lingue: italiano, inglese e portoghese. Sua madre infatti è brasiliana, suo padre olandese-canadese e lei è cresciuta nel Bel Paese. Uno dei suoi idoli è la pittrice Frida Kahlo. È un’adolescente della sua età per tanti aspetti: a modo suo di se stessa racconta di amare il gelato, di voler incontrare il Principe Azzurro, di voler diventare mamma di tre gemelli e avere una casa con piscina. Purtroppo però ha pochi amici coetanei e la cosa le dispiace. Dipingere è diventato un modo per condividere la sua vita e il suo mondo interiore.

Questa è la storia di Clara, ma non solo. È anche la storia della sua famiglia. Una storia di coraggio che insegna come sia possibile trarre nuove opportunità dagli ostacoli della disabilità. La storia di due genitori che non si sono arresi di fronte alle difficoltà e hanno deciso di reinventarsi per creare un futuro a Clara. Gestiscono infatti un sito e un profilo Instagram che rimandano a molteplici attività di cui la figlia è protagonista. Clara ha prestato ad esempio il volto ad alcune campagne di moda ed è inoltre possibile acquistare i suoi quadri. La speranza è quella di poter un giorno aiutare anche tante altre persone che come Clara raccolgono la sfida della vita con entusiasmo e audacia, nonostante la disabilità, perché in fondo, come spiega Clara, “Nessuno è davvero diverso”.

 

 

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