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Camorra: Morto il boss Raffaele Cutolo

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Aveva 79 anni ed era ricoverato nel reparto sanitario del carcere di Parma

Raffaele Cutolo, quello che fu il potente capo della Nuova Camorra Organizzata, e’morto ieri a 79 anni nel reparto sanitario del carcere di Parma dopo una lunga malattia. Era in carcere dal 1979 ed era sottoposto al duro regime del 41 bis.

Cutolo, noto come ‘o professore, era nato a Ottaviano, in provincia di Napoli, il 4 novembre del 1941, era considerato come uno dei boss più crudeli ed efferati della storia della criminalità organizzata campana.

Era malato da circa un anno e ha fatto discutere la decisione del Tribunale di Sorveglianza di Bologna che,  lo scorso giugno, ha stabilito di lasciarlo in cella, al 41bis, nonostante le sue condizioni di salute fossero incompatibili con la detenzione carceraria.  Secondo i giudici, la pericolosità di Cutolo era rimasta immutata, malgrado fosse anziano e infermo. Cutolo, infatti, si e’ sempre rifiutato di intraprendere un percorso di collaborazione con la giustizia,  non mostrando mai alcun cenno di pentimento, rimanendo sempre fedele alle sue convinzioni.

Una delle vicende più oscure della vita del super boss Raffale Cutolo fu senz’altro quella della trattativa che coinvolse Brigate rosse e la Nco, vertici dei servizi segreti e vertici della Dc dell’epoca, sul caso dell’assessore regionale Ciro Cirillo, rapito dalle Br.

La ricorda il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, intervenuto questa mattina a radio Crc: “È una vicenda che non solo conosco benissimo perché ho letto tutte le carte da magistrato, ma perché mi provoca anche un ricordo di natura personale e familiare. I più non lo sanno, lo sanno gli addetti ai lavori, mio padre, che è stato magistrato ed è morto purtroppo da molti anni, nel 2002, è stato il giudice della Corte d’Appello estensore della sentenza che ha acclarato in via definitiva che ci fu trattativa, perché riformularono la sentenza di primo grado sostenendo che non ci fosse stata trattativa. Si arrivò a questa sentenza – ricorda de Magistris- accogliendo la tesi del giudice Alemi poi confermata in Cassazione. È importante perché è l’unico caso giudiziario passato in giudicato, che acclara che per la liberazione dell’allora assessore regionale Ciro Cirillo ci fu una trattativa che coinvolse i vertici della Nco, Raffaele Cutolo, i vertici delle Brigate rosse dell’epoca, i vertici dei servizi segreti dell’epoca, Sisde e Sismi, entrambi iscritti alla P2, Belmonte e Musumeci, e i vertici della Democrazia cristiana dell’epoca, Gava e Piccoli. Questo sta in sentenza, questa sentenza è passata in giudicato e da lì è stata condizionata non poco e non solo la vita della Repubblica, ma la vita dei nostri territori campani”.

Lo stesso Cutolo dichiarò agli inquirenti della Direzione distrettuale Antimafia di Napoli nel 2016, che avrebbe potuto salvare Moro: “Aiutai – spiega Cutolo – l’assessore Cirillo (rapito e successivamente rilasciato dalle Br potevo fare lo stesso con lo statista. Ma i politici mi dissero di non intromettermi”.

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