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CASO MOXEDANO: SCOPPIA LA BUFERA

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NAPOLI. L’inchiesta “Dirty soccer” parte grazie ai giudici della procura di Catanzaro, oltre 70 gli indagati e 50 i fermi emessi dai magistrati con le più svariate ipotesi di reato dimostrate che vanno dalla frode in competizione sportiva, alla truffa e per alcuni c’ è anche l’aggravante mafiosa.Le perquisizioni hanno coinvolto Calabria, Campania, Puglia, Emilia Romagna, Abruzzo, Marche, Toscana, Liguria, Veneto e Lombardia.
Sono finiti in manette anche Mario Moxedano, patron del Neapolis Mugnano, ed ex vice presidente del Calcio Napoli in una breve parentesi nel ‘94 ed il figlio-calciatore Raffaele insieme con il direttore sportivo del club, Antonio Ciccarone.
L’accusa mossa dai giudici si risolve nella frode sportiva, partite truccate che riguarderebbero la stagione calcistica appena archiviata, di preciso vengono contestati ben cinque incontri disputati dalla squadra mugnanese: Hinterreggio-Neapolis, Montalto-Neapolis, Neapolis-Akragas, Neapolis-Sorrento e Due Torri-Neapolis, gare del campionato di serie D, tutte giocate tra settembre e novembre 2014.
L’inchiesta è partita da un’intercettazione di un pericoloso boss della ’ndrangheta calabrese, Pietro Iannuzzo, che avrebbe avuto rapporti privilegiati proprio con l’imprenditore Moxedano.
Già noto per il suo carattere irruento ed il piglio autoritario sfociato spesso in litigi, nel 2012 venne squalificato per alcuni mesi dopo aver colpito con calci e pugni un proprio tesserato al termine di una partita.
L’uomo ha costruito tutte la sue fortune grazie ad alcuni business edilizi realizzati in quel di Mugnano, oltre che sulla proprietà di diverse sale da gioco.
Mario è il fratello di Franco, quest’ultimo capolista Idv (Antonio Di Pietro) alle Regionali in Campania in una delle liste con De Luca Presidente, nonché assessore al lavoro della giunta de Magistris.
Dopo il fatto grave Franco Moxedano si è pronunciato in merito testimoniando la sua fiducia nella magistratura e ribadendo il concetto di contrarietà allo sciacallaggio politico in attesa della possibilità di dimostrare l’innocenza da parte dei suoi congiunti.

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