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I viceré spagnoli di Napoli

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Benvenuti al nuovo appuntamento della rubrica: “𝑵𝒂𝒑𝒐𝒍𝒊 𝒂𝒏𝒕𝒊𝒄𝒂: 𝒔𝒕𝒐𝒓𝒊𝒂, 𝒂𝒏𝒆𝒅𝒅𝒐𝒕𝒊 𝒆 𝒄𝒖𝒓𝒊𝒐𝒔𝒊𝒕𝒂'”.

 

Il re di Francia Carlo VIII, desideroso di contrastare l’espansione della Spagna, intraprese una campagna militare. In breve tempo conquistò Napoli (1495) dalla quale cacciò gli Aragonesi, insediandosi quale legittimo successore degli Angiò.

Dopo poco tempo, Carlo VIII si ritirò in Francia per lasciare il posto alla “Napoli spagnola”. Nei due secoli successivi, una grande moltitudine di viceré – funzionari che governavano in rappresentanza del sovrano – si susseguì al governo cittadino.

Sotto gli Spagnoli, Napoli conservò una sua autonomia e una ulteriore espansione demografica. Tuttavia i regnanti imposero una forte pressione fiscale che fu la causa di numerose rivolte popolari, tra cui è rimasta famosa quella capeggiata da Tommaso Aniello, detto “Masaniello”, un giovane pescivendolo (1647). La sommossa fu violentemente repressa dalle truppe pagate dai baroni meridionali e dai signori spagnoli.

Tra i viceré ci fu Pedro de Toledo che lasciò a Napoli un’importante impronta nel campo dell’urbanistica. Realizzò i Quartieri Spagnoli, la strada omonima, via Toledo e il bellissimo Palazzo vicereale ubicato nei pressi dell’attuale Piazza Trieste e Trento, costruito nel 1543 e abbattuto nel 1837.

Durante il vicereame iberico, accadde la più grande calamità che Napoli, nel corso della sua storia, abbia dovuto mai sopportare: si verificò una epidemia devastante di peste (1656) durante la quale morirono più di duecentomila napoletani. Ancora oggi, a Piazza San Domenico Maggiore, possiamo trovare un obelisco eretto nel 1656 dal popolo napoletano come ex-voto a San Domenico per scongiurare la pestilenza.

 

Saluti cordiali!

Pino Spera, Responsabile della Sezione Storia della Biblioteca I Care, Pomigliano d’Arco.

 

 

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