Bentornati al nuovo appuntamento della rubrica: “๐ต๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐: ๐๐๐๐๐๐, ๐๐๐๐ ๐ ๐๐๐ ๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐๐'”.
“Case in cui si cucinano in un bugigattolo, si mangia nella stanza da letto e si muore nella medesima stanza”: cosรฌ Matilde Serao definiva il “basso”. I “bassi” sono piccole abitazioni, strette e buie, composte da una grande stanza che dร sulla strada, una cucina a vista e un grande letto matrimoniale.
Giร alla fine del 1600, lo scrittore napoletano Giambattista Basile parlรฒ dei bassi nella sua magistrale opera del “Pentamerone”, ma รจ nell’800 che il basso diventa il luogo simbolo di Napoli: teatro di tante storie, messe in scena successivamente in modo impeccabile da Eduardo De Filippo.
L’anno fatidico per i bassi fu il 1884, quando a Napoli scoppiรฒ una violenta epidemia di colera con circa 7000 morti. I governanti sventrarono il centro di Napoli e gli abitanti dei vicoli furono sloggiati dai loro bassi “affinchรฉ potesse passare piรน aria”. Difatti, le precarie condizioni igienico-sanitarie di quelle stanze, situate sul livello della strada, furono ritenute la causa del morbo. Iniziรฒ, quindi, il risanamento nella cittร .
Con il tempo, molte persone – in particolare artigiani e contadini – adibirono il basso in cui vivevano anche per un’attivitร commerciale, in modo che casa e negozio diventassero una sola cosa. Proprio da questa situazione deriva l’espressione napoletana “fare casa e puteca”.
Nella storia recente abbiamo anche chi riteneva il basso un positivo aspetto sociale. ร il caso del filosofo Aldo Masullo che scrisse: “Gli abitanti di Napoli sono molto disponibili al rapporto con gli altri, quelli che abitano nei bassi a pochi passi da un altro, sono abituati ad una consuetudine che li soccorre nei momenti di difficoltร ”.
Saluti cordiali,
Pino Spera, Responsabile della Sezione Storia della Biblioteca I Care, Pomigliano d’Arco (NA).