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Il comando al generale Nunziante e la morte di Gioacchino Murat

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Benvenuti al primo appuntamento del 2024 per la rubrica: “π‘΅π’‚π’‘π’π’π’Š π’‚π’π’•π’Šπ’„π’‚: π’”π’•π’π’“π’Šπ’‚, π’‚π’π’†π’…π’…π’π’•π’Š 𝒆 π’„π’–π’“π’Šπ’π’”π’Šπ’•π’‚'”.

La notte del 12 ottobre 1813 arrivΓ² al generale Nunziante il funesto comando del re che, con una commissione militare, condannava a morte Murat. Il generale, entrato nella cella di Gioacchino, comunicΓ² l’ordine ricevuto da re Ferdinando. Fu allora che l’ex re di Napoli intravide la sua terribile fine: le lacrime gli velarono lo sguardo e, con un filo di voce, chiese se fosse consentito scrivere alla moglie.

Il generale accennΓ² un “sΓ¬” e l’ex re scrisse: “Mia cara Carolina, l’ultima mia ora Γ¨ suonata. Tra pochi istanti, io avrΓ² cessato di vivere e tu di aver marito. Non dimenticarmi mai. Io muoio innocente. La mia vita non Γ¨ macchiata di alcuna ingiustizia”.

Si tagliΓ² alcune ciocche dei suoi capelli e le chiuse nella lettera che consegnΓ² al generale Nunziante.

Rimasto solo, Murat chinΓ² il capo a terra. IncrociΓ² al petto le braccia e rimase impietrito a guardare i ritratti della famiglia fino a quando venne a rompere il silenzio Tommaso Masdea. Il prelato era stato chiamato ad assisterlo nelle ultime ore di vita, prima della fucilazione nella sera del 13 ottobre del 1815.

Il tribunale militare considerΓ² che Murat fosse venuto nel regno a sobillare il popolo contro la legittima autoritΓ  e decise che, a causa di una legge da lui stesso emanata, egli dovesse essere punito con la morte.

Da questo episodio deriva un modo di dire tutto napoletano: “Gioacchino mettete ‘a legge e Gioacchino fuje acciso”. Il giorno fatidico la sentenza fu letta al prigioniero il quale mostrΓ² indifferenza.

All’ingresso del castello di Pizzo Calabro si trovava giΓ  pronto uno squadrone di soldati. Murat non volle farsi bendare gli occhi. Anzi, incrociando lo sguardo dei soldati, sussurrΓ² loro: “Salvate il viso, mirate al cuore!”.

L’ex re di Napoli, dopo una scarica di proiettili, cadde, tenendo in mano i ritratti di famiglia. Dopo sette anni di regno e quarantotto di vita, finiva miseramente Gioacchino Murat.

Saluti cordiali,

Pino Spera, Responsabile della Sezione Storia della Biblioteca I Care, Pomigliano d’Arco (NA).

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