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“Jezabel” di Irène Némirovsky: dal romanzo al Teatro Mercadante

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RECENSIONE – Una donna egoista, egocentrica, narcisista, probabilmente fortemente disturbata, avida di piaceri, estremamente fragile, sola, incapace di amare, bramosa di essere amata e sentirsi bella, terrorizzata dall’idea di invecchiare: è questo il ritratto coinciso della protagonista dello spettacolo “Jezabel” che la regia di Paolo Valerio ha portato sul palco del Teatro Mercadante fino alla scorsa domenica 16 febbraio 2020. La storia è un adattamento curato da Francesco Niccolini dello sferzante romanzo dell’autrice francese Irène Némirovsky. E chiunque abbia letto altre opere della stessa autrice, sicuramente avrà riscontrato come i temi affrontati siano quelli ricorrenti nella sua scrittura. Incluso il rapporto di competizione e gelosia che lega due donne; e non importa se siano madre e figlia.

L’interpretazione di Elena Ghiaurov rende al meglio l’individualismo di Jezabel. Altrettanto di valore la performance del resto del cast: Roberto Petruzzelli, Leonardo De Colle, Francesca Botti Sara Drago, Giulia Odetto e Jozef Gjura. La scenografia gioca con oggetti sospesi, fasci di luce per i monologhi, veli e proiezioni esaltando ricordi e voci interiori. Si avvertono vive le emozioni spesso di disperazione dei vari personaggi e si esplora la personalità arida di Jezabel che incarna un prototipo di donna che la Némirovsky ha avuto più di una volta premura di rappresentare sulla carta. Un tipo di donna della prima metà del Novecento che oggi a distanza di un secolo non cessa di esistere in nuove forme, forse addirittura incoraggiata dalle nuove possibilità della chirurgia estetica e dai nuovi standard sociali. Gli anni scorrono. Il tempo non lo si può fermare. Lo si può solo vivere. Non manca nello spettacolo nemmeno lo scontro generazionale con la gioventù che percepisce la propria giovinezza schiacciata dalle ingiustizie dispotiche e invidiose dei più vecchi. E a far da cornice al quadro un processo in cui Jezabel è imputata. Un processo che invita gli spettatori a riflettere, a interrogarsi ancora su quali siano le vere ragioni per cui la donna viene giudicata. Ieri come oggi perché Jezabel invecchia, ma un’opera simile ha in sé un barlume di immortalità che la rende sempre attuale.

Di Valentina Mazzella

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