Home Cultura “La panne” di Dürrenmatt al Teatro Mercadante: un’attenta analisi della verità indefinita

“La panne” di Dürrenmatt al Teatro Mercadante: un’attenta analisi della verità indefinita

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RECENSIONE – Quante volte durante l’esistenza ci capita di pensare che certi avvenimenti, apparentemente senza alcun nesso concreto fra loro, siano in realtà correlati da un significato più profondo che esula dalla tangibilità? È una sensazione frequente che sfugge alla razionalità ed è su questa riflessione che spinge a meditare il pubblico “La panne” di Friedrich Dürrenmatt. Un’opera suggestiva nata come romanzo nel 1956 e in questi giorni riproposta sul palcoscenico del Teatro Mercadante di Napoli fino a domenica 8 dicembre. L’adattamento e la regia di Alessandro Maggi portano a compimento l’obiettivo: affrontare il tema indefinito della verità.

Trampolino di lancio è la storia di un rappresentante di commercio, Alfredo Traps, a cui va in panne l’automobile a molti chilometri da casa. Trova ospitalità presso un anziano giudice in pensione che condivide con dei vecchi colleghi la passione per un gioco bizzarro: trascorrono le serate fingendo di processare personaggi storici. Entusiasmati dall’arrivo di Traps, i signori lo invitano a partecipare alla recita ludica interpretando l’imputato. La scenografia essenziale, il grigiore degli eleganti costumi di scena e le angoscianti risate sincrone degli uomini di legge contribuiscono a lievitare la suggestione degli spettatori. Complice la maestrale interpretazione del cast composto da Nando Paone, Vittorio Ciorcalo, Patrizia Di Martino, Stefano Jotti, Alberto Fasoli e Giacinto Palmarini. Ecco allora che Alfredo Traps viene indotto a un’attenta autoanalisi di coscienza che lo porterà a reputarsi responsabile della morte del suo titolare. Quante volte ci capita di odiare una persona a tal punto da desiderarne la morte? Anche senza agire mai, in cuor proprio si è già davvero degli assassini? Si è responsabili delle proprie azioni solo quando c’è l’intenzione? Uno spettacolo che grazie alla sensibilità di Maggi riesce a smuovere la coscienza e a interrogare l’intimità più segreta. Regala un nuovo sguardo sulla realtà, meno miope e un po’ più triste. Esistono doppie verità che spronano l’uomo a interrogarsi sulle prospettive morali, sulla Legge e sui retroscena che le comuni indagini giuridiche non possono penetrare. Sembra allora di essere condannati al caos, eppure un filo di senso che lega e illumina tutto forse esiste, sebbene non se ne abbiano le prove.

Di Valentina Mazzella

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