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“Picasso e l’antico”, la mostra al MANN prorogata fino al 2 ottobre

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"Donna seduta" di Pablo Picasso. Foto di Valentina Mazzella.

NAPOLI – Un nome, una grande firma. Pablo Picasso. Sicuramente tra gli altri artisti più influenti del Novecento. Ecco allora che il MANN (Museo Archeologico Nazionale di Napoli) lo scorso 5 aprile ha deciso di celebrare i cinquant’anni dalla sua scomparsa con una mostra inserita in un più ampio progetto di cinquanta esposizioni allestite con lo stesso scopo. L’iniziativa internazionale prende il nome di “Picasso Celebration 1973 – 2023”. La mostra al MANN si intitola “Picasso e l’antico”. La chiusura era inizialmente prevista per il 27 agosto, ma è stata alla fine prorogata fino al prossimo 2 ottobre. L’esposizione ha riscosso nei precedenti mesi un grandissimo successo. Si stima che il suo pubblico conti più di 250 mila visitatori. Chi fino ad oggi non ha avuto l’opportunità di recarsi al MANN, avrà dunque ancora qualche settimana a disposizione per farlo.

Il percorso “Picasso e l’antico” è allestito nelle sale della collezione Farnese ed è diviso in due parti. La prima riguarda il soggiorno a Napoli dell’artista, durante il quale Picasso visitò personalmente il Museo Nazionale che ai tempi non ancora propriamente “archeologico”. All’ epoca ospitava ad esempio la Pinacoteca che poi è stata trasferita a Capodimonte nel 1957. La seconda parte è, invece, relativa al confronto tra le opere del museo e le opere di Picasso.

Opera di Picasso. Foto di Valentina Mazzella.

L’esposizione è curata da Clemente Marconi. È stata promossa dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli con il sostegno della Regione Campania e con l’organizzazione della casa editrice Electa. I lavori di Picasso proposti al pubblico sono 43. Di questi 37 sono un prezioso prestito del British Museum di Londra che possiede regolarmente cento tavole che compongono la Suite Vollard. Queste incisioni furono realizzate tra il 1930 e il 1937 e costituiscono il fulcro interpretativo dell’opera dell’artista. Altri pezzi sono, invece, dei prestiti del Museo Picasso di Parigi e di Gagosian New York. 

La comparazione con le sculture della collezione Farnese e i dipinti da Pompei offrono un’importante chiave di interpretazione per analizzare meglio il percorso artistico del pittore. È ormai da anni riconosciuto il grandissimo peso che ha gravato su Picasso il suo viaggio in Italia nel 1917. Senza ombra di dubbio la visita a Roma, a Napoli e a Firenze hanno garantito un decisivo rafforzamento della sua tendenza al naturalismo del cosiddetto “secondo periodo classico”. Tutti aspetti interessanti su cui dibattere per rendere omaggio all’eredità artistica che ci ha lasciato. Per riflettere, inoltre, sul valore che ancora oggi viene riconosciuto alla sua creatività nonostante l’evoluzione concettuale e artistica dell’Occidente.

 

Testo e foto di Valentina Mazzella: 

 

 

 

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