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Scètat’ Capémònt: il progetto

1923

Napoli – Chi osserva dall’esterno, spesso, ha la mente più libera nel suggerire una mossa di gioco, individuare un errore o trovare soluzioni rispetto ai giocatori.
Il napoletano che vive fuori è veramente orgoglioso di essere nato sotto il protettivo, ma spietato, pennacchio vesuviano.

Non permette ai non napoletani di criticare la sua amata Napoli, ma, qualche volta, si arrabbia con i partenopei quando li vede subire passivamente le negatività aspettando che dal cielo scenda il Salvatore.Ma vivendo fuori dalla Campania comprende anche che chi è parte viva, e si sente debole, gioca di rimessa, quando e se può. Incamera tanta rabbia non urlata per poi tirare a campare.
Studio Selis da molti anni si occupa anche di internalizzazione dell’impresa.
Il girare il mondo per lavoro ha permesso al suo Team di entrare in contatto con migliaia di top buyer internazionali, tra cui quelli che importano articoli da regalo di alta immagine con inebriante redditività.
Loro conoscono il brand Capodimonte, ma, spesso, non sanno neanche se Capodimonte è solo un marchio oppure una città, e in quale parte d’Italia si trova.
Imitazioni delle belle ceramiche, porcellane e maioliche di Capodimonte invadono ogni giorni i mercati mondiali. Tutti a sfruttare i marchi Napoli e Capodimonte senza che a Napoli e a Capodimonte arrivi un centesimo.
E’ anche vero che quando un buyer tenta di mettersi in contatto con i veri artigiani di questa nobile arte si deve subito arrendere per mancanza di professionali canali commerciali..
Il problema di base consta nel fatto che la maggior parte degli artigiani lavora in locali fatiscenti e pericolosi con entrate mensili da fame.
L’artigiano non ha quasi mai le risorse e le capacità per cercare canali alternativi a quelli dell’intermediario grossista che paga pochi euro quei capolavori che poi andranno sul mercato a prezzi decuplicati, affamando sempre più il settore.
Ecco il perché dell’idea già nel lontano 1988, quando fu registrata al protocollo del Comune di Napoli. Ma la mancanza di limpidezza nei dialoghi con Sindaco e Assessore al Commercio di allora spinse Studio Selis ad accantonare
il progetto.
Il crescente disagio sociale nelle zone di Napoli Nord, e non solo, e la volontà di dare un piccolo, ma sincero, contributo ai luoghi natali, ha portato Studio Selis a ripresentare, in forma sintetica, il progetto Scétat’ Capépònt all’attuale Sindaco Luigi De Magistris.
Il progetto prevede l’affidamento di locali commerciali ai vari artigiani aderenti, non solo ai maestri ceramisti. Ogni artigiano avrebbe il suo bel laboratorio-negozio lungo la via ottocentesca Vittorio Emanuele.

Questalocation dovrebbe essere invasa da migliaia di potential consumer italiani e stranieri grazie a un intenso programma giornaliero di eventi.
Il progetto, marketing oriented mira a sfruttare i nuovi mezzi di
comunicazione, non conosciuti negli anni ottanta. Scétat’ Capémònt ha fatto scoccare subito la scintilla di speranza nella cittadinanza e in molti artigiani, tanto che a inizio luglio si è svolta la prima riunione nei locali comunali.

Alla presentazione hanno partecipato alcuni rappresentanti degli
artigiani delle Ceramiche di Capodimonte e il responsabile di Studio Selis, oltre al titolare di Studio Della Corte, specializzato in reperimento fondi per progetti di questo tipo, e ad Antonio Marano, noto maestro delle Ceramiche di Capodimonte e del Presepe Napoletano.
Alla riunione ha fatto seguito la richiesta ufficiale di censimento locali commerciali, da parte del Presidente della VIII° Municipale Apostolos Paipais, all’Assessore Ciro Borriello e alla Dirigente Demanio e Patrimonio Natalia D’Esposito.
L’idea degli organizzatori è quella di creare un’associazione con gli artigiani e i professionisti del commercio internazionale. I primi, oltre a produrre i loro capolavori in laboratori nuovi in piena sicurezza, avrebbero la libertà di venderli al dettaglio nel proprio negozio con colori di scuderia identici a quelli degli altri colleghi. I secondi prenderebbero l’invenduto di ogni giorno e lo offrirebbero ai top buyer internazionali con varie tecniche di marketing.
Questi professionisti si occuperebbero anche di creare, in franchising, punti vendita Scétat’ Capémònt negli aeroporti, nelle stazioni e nelle più belle piazze italiane ed estere.

Essi attiverebbero l’e-commerce e tutte quelle tecniche di marketing utili alla buona riuscita del progetto. Lungo la strada e
nelle botteghe aprirebbe la scuola di artigianato per turisti e per chi vuole imparare professionalmente l’arte. I giovani creativi sarebbero inseriti numerosi nei vari comparti del progetto.
I molti laboratori degli artisti, non solo ceramisti, potrebbero essere locati tra piazza Tafuri e via Marianella creando un’affascinante passeggiata tra le meraviglie dell’artigianato. Un piano della scuola Torquato Tasso potrebbe ospitare gli uffici, il magazzino e l’accattivante show room per ricevere i compratori stranieri.
Gli organizzatori prevedono per i vari artigiani, e per l’Associazione Scétat’ Capémònt, l’utilizzo di fondi europei e nazionali, tra cui “Io Resto al Sud” con contributi al 65% a fondo perduto da 40.000 a 200.000 euro per ogni richiedente.
I progettisti di Scétat’ Capémònt vorrebbero mettere in campo, come detto, anche un esercito di ragazzi e ragazze napoletani con gli occhi vispi e due immensi difetti: non essere ignoranti e non avere visi gomorroidi.
Molti giornalisti e registi che ogni giorno godono a presentare al mondo solo le negatività dei campani, dovranno violentare se stessi cominciando a parlare anche di cose positive. Ma forse un viso acqua e sapone, per queste iene della comunicazione, non fa audience.
Denunciare le brutture è lecito e doveroso. Far credere al mondo che in Campania abitano solo ignoranti e delinquenti è un atto criminale.

Molti turisti, anche italiani, non sono mai venuti a Napoli proprio perché spaventati dagli avvoltoi dell’informazione.
Addirittura questi pseudo mass-media hanno creato il turismo dell’orrore con gente psicolabile che arriva in alcuni quartieri partenopei con la speranza di assistere a sparatorie continue tra abitanti selvaggi e drogati in montagne di immondizia.
Che bello il sogno, un giorno, di passeggiare tra una folla festante nella via ottocentesca dando una mano a uno di questi giornalisti e l’altra a qualche turista dell’orrore.

Gli organizzatori vorrebbero godere nel vedere i loro
sguardi perdersi tra le vetrine degli artigiani e i balconi tutti fioriti in una gara dove a vincere sarà sempre la bella creatività napoletana.
Per informazioni su Scétat’ Capémònt si prega contattare:
studioselis.centronord@gmail.com

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