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Scrivo di esseri umani, uno spettacolo “tra anima e corpo”, diretto da Massimo Stinco, in scena al Nuovo Teatro Sanità questo weekend: intervista al regista

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NAPOLI – Il Nuovo Teatro Sanità, in occasione dei quarant’anni dalla scomparsa di Pier Paolo Pasolini, ospita Scrivo di esseri umani, uno spettacolo scritto e diretto da Massimo Stinco. L’autore, attraverso una messinscena prettamente gestuale, espressionista, ai limiti dello sperimentalismo, desidera evidenziare come, e soprattutto quanto, la pacata trasgressione dello scrittore bolognese abbia sconvolto gli anni Sessanta, ne abbia, cioè, provato a sovvertire i valori e i costumi.

Pasolini, fino al 1975, attraverso le molteplici forme linguistiche della cultura, ha lasciato intravedere, attraverso una lente sfocata, quello che sarebbe capitato al nostro paese; oggi, il regista, prova a riproporci il suo messaggio su un palcoscenico. Non sapendo se ciò volesse essere solo un omaggio, o semplicemente se volesse mostrare fino a che punto l’intellettuale di Casarsa abbia avuto ragione, per chiarirci le idee abbiamo avvicinato Massimo Stinco per un’intervista:

«Caro Massimo, cosa rappresenta per te la poliedrica figura di Pasolini? Da quale lato ti piace osservarne il punto di vista?»

«Sono sincero, non sono un grande estimatore di Pasolini pur apprezzando parecchi suoi lavori. Trovo che sia stato un personaggio molto interessante, non solo come artista ma anche come essere umano. Il lato dal quale lo osservo è quello della trasgressione e dell’omosessualità.»

«Purtroppo, in questo 2015, festeggiamo ben quarant’anni dalla sua scomparsa. In quale misura credi sia stato assorbito l’insegnamento pasoliniano dai ragazzi d’oggi?»

«Molti ragazzi d’oggi non sanno neppure chi sia Pasolini, ho avuto tristemente modo di constatarlo. I miei stessi attori sapevano poco di lui. Ancora oggi Pasolini sconvolge, irrita, urta, disturba.»

«Come credi si sarebbe comportato Pasolini se avesse vissuto ai giorni nostri?»

«Politicamente avrebbe sofferto maledettamente. Culturalmente non credo avrebbe potuto dare di più di quanto avesse già dato. Credo avrebbe sentito un vuoto immenso. Come nel mio spettacolo, che utilizzo il “vento” per sottolineare il vuoto e il nulla, e la confusione dei sentimenti e della mente, ecco credo che avrebbe sentito un gran vento intorno a sé.»

«Cosa apprezzi maggiormente dell’intellettuale di Casarsa? Quale, tra le molteplici discipline da lui affrontate, credi che per noi, i suoi posteri, incida maggiormente?»

«Pasolini era una fonte inesauribile di creatività, di fiumi di scritti, di pensieri, meditazioni… Un Intellettuale mastodontico. Ha scritto di tutto. Ma quello che secondo me incide maggiormente per noi posteri sia la sua provocazione, il coraggio di “mettersi contro”, la sua sincerità. Pasolini era un Intellettuale coraggioso.»

«Chi, tra gli scrittori postmoderni italiani, credi possa essere considerato “erede” di Pier Paolo? Credi che, magari, gli “altri libertini” di Pier Vittorio Tondelli si possano accostare ai “ragazzi di vita” del bolognese?»

«Onestamente non vedo scrittori italiani del nostro tempo facilmente accostabili a Pasolini. Probabilmente Tondelli lo può ricordare ma in una minima parte. Forse è più facile “ritrovarlo” nel cinema di certi nuovi autori emergenti.»

«Tu, un autore gay, come credi che, nel ventunesimo secolo, possano abbattersi pregiudizi trogloditi sull’omosessualità? Il tuo spettacolo cosa vuol dire, in proposito?»

«I pregiudizi sull’omosessualità sono tristemente spesso proprio degli omosessuali italiani. C’è ancora tanta ignoranza, tanta chiusura. Portare gli omosessuali a vedere i miei spettacoli sull’omosessualità è più complicato che portare chi non è omosessuale. Sono molto deluso da questo pubblico che non è affatto solidale né mostra quell’interesse, quella curiosità che credevo scontata. La strada per l’abbattimento dei pregiudizi è ancora assai lontana. Il mio spettacolo percorre altre strade, vuole mostrare l’essere umano nella sua carnale primordialità. Raccontare quello che vivono e provano gli esseri umani attraverso alcune opere di Pasolini. E soprattutto un’omosessualità che fa parte dell’essere umano, latente o ostentata che sia.»

«La scelta di portare il tuo lavoro teatrale a Napoli, è stata casuale? Credi che, in qualche misura, vi sia un legame tra il capoluogo partenopeo e Pasolini?»

«Sinceramente è stata casuale. Ma a Napoli ho trovato un vero interesse per il mio “omoteatro”, di addetti ai lavori e pubblico non omosessuale. Un interesse per il mio stile registico. Napoli la sento molto vicina a un autore come Pasolini.»

«La tua città, invece, la meravigliosa Firenze, come vive il rapporto con lo scrittore?»

«La mia città meravigliosa è culturalmente morta da anni. Ho realizzato due spettacoli su Pasolini e nessuno è stato o verrà rappresentato nella mia città. E non mi risulta vi siano manifestazioni o iniziative per ricordare la tragica scomparsa dell’intellettuale di Casarsa.»

«La sceneggiatura di un controverso quanto straordinario film di Pier Paolo, “Teorema”, è stata adattata sia come pellicola che come romanzo; potrebbe, dunque, trasformarsi facilmente in opera teatrale. Con il tuo spettacolo tenti, in un certo senso, di abbattere il teorema borghese che avvolge in una morsa la società odierna?»

«“Teorema” doveva essere presente nel mio spettacolo. È un film molto teatrale. Solo all’ultimo ho deciso di non inserirlo e di tagliarlo dal copione. Mi rallentava l’azione, mi congelava quel linguaggio corporeo che caratterizza il mio spettacolo. Casomai ho voluto mettere in scena Pasolini stesso che ho immaginato “nella morsa della società dei suoi tempi”.»

«Credi di ritornare presto a Napoli per proporre un lavoro?»

«Un altro Pasolini mi attende a Napoli a fine febbraio. Vorrei lavorare con attori napoletani ma sono poco coraggiosi e si vergognano ad apparire nei miei spettacoli. Vorrei poter creare uno spettacolo a Napoli per Napoli. Attendo chi mi darà l’opportunità di farlo.»

«Noi di “Napolisera.it” ti ringraziamo per la disponibilità, e ti facciamo un forte “in bocca al lupo per i tuoi progetti futuri”»

«Crepi il lupo e grazie di cuore per l’interessamento. Vi aspetto a teatro!»

Scrivo di esseri umani

uno spettacolo di Massimo Stinco

dedicato a Pier Paolo Pasolini

con Alex Adinolfi, Natale Calabrò, Federico Vilardo, Gabriele Zeetti

regia di Massimo Stinco

collaboratore alla regia Mirko Magricas Grimaldi

«L’essere umano è rappresentato nella sua carnale primordialità. A questo serve l’Arte : a svelare gli angoli più riposti degli esseri umani . In questo viene raggiunta una invidiabile e necessaria unicità. Raccontare quello che vivono e provano gli esseri umani.»

In occasione del quarantennale della morte di Pasolini uno spettacolo a lui dedicato suddiviso in due tempi distinti: anima e corpo. Gli esseri umani del mondo pasoliniano attraverso alcune sue opere dei primi e ultimi anni, opere narrative, poesie, sceneggiature non girate, film. Un omaggio al grande artista espresso soprattutto col corpo e con la musica.

di Paolo Leardi

 

 

 

 

Si consiglia la visione a un pubblico adulto.

Nuovo Teatro Sanità

23-24-25 gennaio 2015, ore 21:0

 

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