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Teatro Mercadante, “Processo Galileo”: l’eterno scontro tra etica e progresso scientifico

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RECENSIONE – “Processo Galileo” è un’opera che propone una ricca commistione di riflessioni sui molteplici dualismi etici e non che attanagliano l’esistenza. Lo spettacolo è in scena al Teatro Mercadante di Napoli già da martedì 6 fino a domenica 11 febbraio. La rappresentazione è di Angela Dematté e Fabrizio Sinisi con la dramaturgia di Simona Gonella. La regia è curata da Andrea De Rosa e Carmelo Rifici. Portano sul palco gli attori Luca Lazzareschi, Milvia Marigliano, Catherine Bertoni de Laet, Giovanni Drago, Roberta Ricciardi e Isacco Venturini.

Un unico atto. Sulla stessa scena diversi personaggi di epoche diverse che “si sbloccano” di volta in volta. All’inizio un breve prologo in cui una donna vestita di rosso rappresenta la Chiesa ed elenca a Galileo Galilei i motivi per cui era condannato nel 1633. La figlia del fisico, astronomo e matematico lo prega di abiurare menzionando la morte di Giordano Bruno in Campo dei Fiori nel 1600. Poi repentinamente un salto ai nostri giorni. Si attivano nuovi personaggi della nostra epoca che iniziano a discutere con Galileo Galilei. Un Galileo consapevole di quanto è accaduto negli ultimi quattro secoli. Un uomo diventato simbolo della Scienza stessa.

I personaggi del presente recriminano tutte le malefatte e i danni che, nel corso della storia, la scienza e il progresso tecnologico hanno causato. Sollevano dubbi e perplessità sull’evoluzione delle intelligenze articiali, sulle macchine e le invenzioni che inevitabilmente costringono l’uomo a ridefinire l’immagine che ha di se stesso. Vengono condannate le bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki, denunciati gli esperimenti sugli Ebrei nei campi di concentramento. A ritroso le volte in cui la Rivoluzione industriale ha stravolto le dinamiche e i capisaldi della società.

“Processo Galileo” invita a meditare ancora sul rapporto tra scienza e religione, tra progresso e società, tra storia e politica, tra etica e profitto. Oggi l’istituzione ecclesiastica e l’umanità hanno chiesto storicamente scusa al padre del metodo scientifico. Eppure spesso continuamo a osteggiare la Scienza anche quando non è la Scienza in sé ad avere responsabilità, ma l’uso naturalmente l’uso che se ne fa. È come se inconsciamente ci si ostinasse ancora a chiedere a Galileo di abiurare? Me segue un grande dialogo tra modernità e contemporaneità.

Di Valentina Mazzella

 

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