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Digital Twin: Il nostro alter ego digitale capace di prendere decisioni al posto nostro.

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Una replica digitale perfetta di ognuno di noi, in grado non solo di orientare le nostre scelte, ma anche di anticiparle. Rischi e opportunità di questa rappresentazione digitale.

Nato nell’industria come replica perfetta di processi e prodotti industriali per effettuare test, comprendere comportamenti predittivi ed esplorare mondi possibili per migliorarne le performance, oggi  il concetto di gemello digitale sta estendendo il proprio dominio molto oltre l’industria.

Ormai tutti possono avere un doppio, un’estensione digitale generata dalle tracce lasciate in rete da dati biologici e medici, preferenze e gusti di acquisto, orientamento sessuale e religioso, relazioni sociali. In effetti, le informazioni che ci riguardano, sono già sparse nelle banche dati del mondo.

Parliamo di una copia perfetta di ognuno di noi capace di simulare comportamenti e reazioni, sperimentare farmaci e organoidi, organi gemelli che potrebbero rimpiazzare organi reali, verificare, nel caso di città gemelle, dispositivi di traffico e segnaletica per testarne l’efficacia. Una vera rivoluzione digitale con opportunità vastissime.

Tuttavia, c’è da considerare il rovescio della medaglia.

Alla base di questa trasformazione, c’è il rapporto ormai divenuto simbiotico con il digitale, uno scambio tra psicologia e tecnologia che realizziamo ogni giorno, cedendo alla rete gusti, preferenze e comportamenti, mentre inconsapevolmente apriamo le porte della nostra mente a strutture algoritmiche che, in tal modo, si appropriano delle motivazioni alla base delle nostre scelte.

Secondo il sociologo Derrick De Kerkhove, direttore scientifico di Media Duemila e dell’Osservatorio TuttiMedia e docente al Politecnico di Milano: “prima o poi educheremo questo gemello, invece degli alunni a scuola”, sottolineando che in uno scenario futuro, questo alter ego possa divenire un’entità autonoma, in grado essa stessa di influenzarci.

Ecco perché è necessario governare e partecipare alla trasformazione digitale. Nel libro “Oltre Orwell, il Gemello Digitale”, De Kerkhove e Maria Pia Rossignaud, sottolineano l’importanza di comprendere un nuovo modello sociale in cui l’identità di ciascuno di noi, non e’ più unica, ma plurale, fatta di comportamenti dentro e fuori la rete.

Nelle piattaforme ormai ci sono relazioni, lavoro, affetti, scuola. Gli algoritmi stanno ridisegnando tutto, non solo ridefiniscono la realtà, ma anche la nostra capacità di comprenderla. In un futuro, nemmeno troppo prossimo, che combina tecnologie per smartphone e per assistenti digitali, avremo copie digitali non solo del nostro sé presente, ma di ogni dettaglio della nostra vita.

Avere un gemello basato su database, machine learning e intelligenza artificiale, se da un lato ciconsentirà l’accesso a poteri cognitivi enormemente aumentati, dall’altro annullerà definitivamente il nostro prezioso libero arbitrio e l’autonomia di pensiero. Nulla sarà lasciato al caso, nemmeno il nostro comportamento, saremo mappati fino all’ultimo dettaglio.

Da qui l’esigenza di governare questa trasformazione digitale, per non lasciare che si compia sopra le nostre teste. “L’Intelligenza Artificiale – sottolinea De KerKhove – può portare benefici all’intera società e all’economia a patto che le sue applicazioni pratiche siano dettate da regole chiare dal punto di vista giuridico ed etico”.

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