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Dostoevskij al Teatro Mercadante, “Le memorie di Ivan Karamazov”: l’uomo non cerca Dio, cerca i miracoli

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RECENSIONE — La letteratura di Fëdor Dostoevskij torna, immortale, sul palco. Il sipario del Teatro Mercadante di Napoli si alza sullo spettacolo “Le memorie di Ivan Karamazov”. Da ieri l’opera sarà in scena fino a domenica 5 maggio. Luca Micheletti ne dirige la meticolosa regia. La drammaturgia è curata dallo stesso Micheletti con Umberto Orsini, unico attore a calcare la scena nei panni del protagonista. Orsini è, in realtà, anche la mente ideatrice della rappresentazione. “Le memorie di Ivan Karamazov” nasce, infatti, soprattutto dall’impellente desiderio dell’artista di concedere finalmente un finale al solo personaggio che ne è sprovvisto nell’eccellente opera di Dostoevskij.

“I fratelli Karamazov” è un romanzo russo pubblicato per la prima volta nel 1879. Ad Orsini non è mai sembrato giusto e plausibile che Ivan Karamazov non avesse una conclusione dopo più di un secolo. L’attore ha, inoltre, interpretato il ruolo di Ivan già in una sceneggiatura per la TV negli anni Settanta. Così oggi, all’età di 88 anni, ha scelto di vestirne di nuovo i panni per concedergli un degno epilogo. “Le memorie di Ivan Karamazov” è composto da un unico atto la cui ambientazione rende omaggio alle ultime pagine del libro in cui Ivan Karamazov compare in tribunale, intento a scagionare il fratello dall’accusa di parricidio. Non ci sono però testimoni. L’unico si è suicidato. Ivan Karamazov impazzisce. Poi nel libro non si parla più di lui.

Il suo personaggio torna vivo sul palco del Teatro Mercadante. La scenografia con giochi di luci e ombre regala grandi suggestioni. La performance recitativa di Umberto Orsini è carica di emotività. È profonda, sublime. Il suo monologo coinvolge il pubblico con il suo ritmo serrato. Sessanta pagine di copione, ha dichiarato l’attore in alcune interviste. “Le memorie di Ivan Karamazov” offre affascinati spunti di riflessione su Dio attraverso molteplici citazioni del Vangelo e dell’Apocalisse di San Giovanni, interrogativi e considerazioni.

Perché Dio ha concesso la libertà e il libero arbitrio all’uomo? Considerando i bambini che soffrono nel mondo, non ha in fondo Dio sopravvalutato la sua creatura? Il genere umano sa gestire questa libertà, farne buon uso? Per Ivan Karamazov l’uomo in fondo è un essere cattivo. Non cerca Dio, cerca i miracoli. Non è fatto per vivere una fede e un amore incondizionati. Oppure non è così? «In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto». Le luci si spengono e per Umberto Orsini è standing ovation di applausi e commozione.

Di Valentina Mazzella 

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