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Napoli quasi in linea ma il problema forse è un altro

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di Mario Civitaquale

Napoli Dopo il pareggio con il Genk sono tornate, prepotenti, le critiche al Napoli.

Ma facciamo un po’ d’ordine.

Come già si è avuto modo di scrivere, il Napoli non ha l’obbligo di vincere tutte le partite 5-0. Non è né il Real Madrid né il Manchester City.

Non a caso si sono menzionate queste due big che, sebbene il loro calibro, hanno iniziato la stagione non benissimo.

Che cosa si vuol dire?

Che il Napoli, per la dimensione che ha e per gli obiettivi stagionali, è lì.

Se guardiamo il cammino in campionato i 12 punti che tutti preventivavano avesse fatto li ha fatti.

Con la Juve a Torino, lasciando stare il modo, ci poteva stare di perdere.

Di fatto manca la partita col Cagliari.

Ma ce la ricordiamo? Primo tempo inguardabile con zero tiri in porta da ambo le parti, tipico di un turno infrasettimanale. Secondo tempo arrembante del Napoli ma la palla non entra. Beffa sarda nel finale.

E’ quel punto che manca al Napoli. Forse non 3, perché pareggiare con un buon Cagliari arroccato, con un match ogni tre giorni, si poteva anche accettare.

E il Napoli sarebbe stato a -3 dalla Juve, unica vera favorita per lo scudetto.

Discorso analogo in Champions.

Magari tutti pensavano a 4 punti nelle prime due partite, con pareggio in casa col Liverpool e vittoria a Genk.

Ebbene il Napoli ha 4 punti nelle prime due partite.

Perché era obbligato a vincere in Belgio? Il calcio belga è ai massimi livelli internazionali negli ultimi anni. Si guardi il ranking.

E il Genk, che di quel calcio fa parte, ha vinto l’ultimo titolo nazionale.

Certo il Napoli è più forte. Ma non è un dramma un pareggio lì.

Quindi come percorso finora, per quanto abbia senso parlarne ad inizio ottobre, il Napoli è in linea con le probabili aspettative.

Ma attenzione!

Le critiche esagerate, il clima di caccia alle streghe, l’insinuazione di una spaccatura nell’ambiente sanno di ridicolo.

Va però detto che qualcosa va aggiustato.

Al di là dei risultati, il Napoli è apparso troppo in difficoltà in tutte le partite giocate, anche contro avversari inferiori. Forse solo con il Lecce il tifoso napoletano non ha avuto le palpitazioni.

Si spera che abbia inciso l’assenza forzata per infortunio o squalifica di questo o quell’altro giocatore, o di più giocatori insieme, di volta in volta (le “torri” nelle prime due partite, i centrali difensivi contro il Brescia).

Si spera abbia inciso il ritardo di condizione di alcuni top, come Allan e Koulibaly, che di fatto hanno saltato il precampionato.

Si teme però che sia qualcosa di più.

Al Napoli manca qualcosa a centrocampo, o meglio manca qualcosa a centrocampo con questo modulo.

Sarà dovuto all’assenza di un centrocampista che nasce interdittore e non mezzala o trequartista, sarà dovuto ai due uomini soli a protezione della difesa, sarà dovuto all’assenza di un regista che dia velocità alla manovra. Fatto sta che il Napoli lì appare carente.

Altro problema le fasce. In questo momento Mario Rui e Di Lorenzo sono tra gli esterni bassi più forti della serie A.

Ma se non giocano loro, le alternative sono lontane anni luce. C’è lì probabilmente la differenza maggiore tra i titolari e le riserve.

E senza un regista, il gioco passa proprio dalle fasce.

Insomma si spera che questi indizi non diventino prove e che il Napoli torni anche a convincere.

Ma per ora basta solo vincere.

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